Il salto della pubblicità non fa saltare il copyright

Il salto della pubblicità non fa saltare il copyright

Dish e la sua funzione Auto Hop non sono che un videoregistratore aggiornato ai nostri tempi, spiega un tribunale statunitense a Fox. E i videoregistratori hanno già vinto la loro battaglia tre decenni fa
Dish e la sua funzione Auto Hop non sono che un videoregistratore aggiornato ai nostri tempi, spiega un tribunale statunitense a Fox. E i videoregistratori hanno già vinto la loro battaglia tre decenni fa

Non comporta alcuna violazione del copyright: il videoregistratore digitale che consente di acquisire e rivedere le prime serate televisive e di tagliare automaticamente gli spot pubblicitari, lo ha ribadito una corte d’appello statunitense, non attenta ai diritti d’autore dei broadcaster.

La legalità di Dish e della sua funzione “Auto Hop” era già stata conclamata nel mese di novembre del 2012, ma l’industria televisiva statunitense, oltre a non arrendersi all’apprezzamento del mercato, non si era rassegnata neppure alla giurisprudenza. Fox aveva presentato un appello per far valere le proprie prospettive: secondo il broadcaster Dish avrebbe violato il diritto d’autore fornendo ai propri utenti la possibilità di creare della copie del flusso della programmazione, alterandolo .

L’offensiva di Fox, anche presso la corte d’appello, non ha retto . Il tribunale ha in primo luogo chiarito che l’emittente non può avanzare alcuna pretesa sugli spot pubblicitari, sui quali non detiene alcun diritto.

Per quanto attiene la possibilità di registrare i programmi per goderne in un secondo momento, la corte non ha voluto sentire ragioni: si tratta indiscutibilmente di fair use in quanto l’utente ha il diritto di eseguire delle copie private, concetto cementato nella giurisprudenza degli anni passati.

Il disappunto di Fox è evidente, e il broadcaster resta convinto dell’illegalità di un servizio che “viola i nostri diritti d’autore”. “Non si tratta – chiosa Fox – di contrastare la libertà di scelta dei consumatori o gli avanzamenti nella tecnologia”. Non si tratterebbe infatti di una questione di evoluzione tecnologica: la corte, per sbaragliare le accuse dell’emittente, ha citato i contenziosi che, negli scorsi decenni, hanno permesso alle platee televisive di fruire dei videoregistratori e dei DVR .

Gaia Bottà

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Pubblicato il
25 lug 2013
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