Non comporta alcuna violazione del copyright: il videoregistratore digitale che consente di acquisire e rivedere le prime serate televisive e di tagliare automaticamente gli spot pubblicitari, lo ha ribadito una corte d’appello statunitense, non attenta ai diritti d’autore dei broadcaster.
La legalità di Dish e della sua funzione “Auto Hop” era già stata conclamata nel mese di novembre del 2012, ma l’industria televisiva statunitense, oltre a non arrendersi all’apprezzamento del mercato, non si era rassegnata neppure alla giurisprudenza. Fox aveva presentato un appello per far valere le proprie prospettive: secondo il broadcaster Dish avrebbe violato il diritto d’autore fornendo ai propri utenti la possibilità di creare della copie del flusso della programmazione, alterandolo .
L’offensiva di Fox, anche presso la corte d’appello, non ha retto . Il tribunale ha in primo luogo chiarito che l’emittente non può avanzare alcuna pretesa sugli spot pubblicitari, sui quali non detiene alcun diritto.
Per quanto attiene la possibilità di registrare i programmi per goderne in un secondo momento, la corte non ha voluto sentire ragioni: si tratta indiscutibilmente di fair use in quanto l’utente ha il diritto di eseguire delle copie private, concetto cementato nella giurisprudenza degli anni passati.
Il disappunto di Fox è evidente, e il broadcaster resta convinto dell’illegalità di un servizio che “viola i nostri diritti d’autore”. “Non si tratta – chiosa Fox – di contrastare la libertà di scelta dei consumatori o gli avanzamenti nella tecnologia”. Non si tratterebbe infatti di una questione di evoluzione tecnologica: la corte, per sbaragliare le accuse dell’emittente, ha citato i contenziosi che, negli scorsi decenni, hanno permesso alle platee televisive di fruire dei videoregistratori e dei DVR .
Gaia Bottà