Roma – Una polemica che non sembra destinata a placarsi e che ora tira in ballo anche l’uso degli strumenti informatici al Senato della Repubblica. Il caso che sta suscitando enorme attenzione è quello di Dario Mattiello, fino a poco tempo fa collaboratore del vicepresidente del Senato Domenico Fisichella. A scatenare le polemiche il licenziamento di Mattiello che, stando a quanto inizialmente emerso sarebbe stato legato ad alcune fotografie che lo ritraggono al Gay Village di Roma: il suo licenziamento avrebbe dunque avuto origine da una discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Una tesi che lo stesso Fisichella ha però negato tirando invece in ballo le abitudini di Mattiello sul posto di lavoro.
Il vicepresidente del Senato ha infatti replicato alle polemiche sulla presunta discriminazione, condite da una interrogazione parlamentare, spiegando che il suo ex collaboratore aveva da tempo creato una situazione conflittuale all’interno della segreteria e, in più, utilizzava “in esclusiva uno dei due computer attribuiti dal Senato in dotazione alla segreteria particolare, precludendone ogni impiego da parte degli altri collaboratori. Successivi accertamenti hanno permesso di individuare ricorrenti collegamenti di tale computer con siti del tutto estranei agli interessi di un ufficio pubblico, e in particolare, per la sua delicatezza, di un organo costituzionale”. Secondo Fisichella “i contenuti di tali collegamenti non sono stati verificati per rispetto della privacy. Tale computer è ora in custodia presso gli uffici dell’amministrazione del Senato”.
Ed è proprio su questo punto, sull’uso di Internet su quei computer, che è intervenuto ieri anche il senatore dei Verdi Fiorello Cortiana, presidente dell’intergruppo parlamentare per l’Innovazione tecnologica, secondo cui “non possiamo non rilevare che siamo di fronte al rischio di una forte e direi quasi simbolica lesione del diritto alla privacy dei lavoratori”.
“Sarebbe pericolosissimo – ha dichiarato l’esponente del Sole che ride – se si costruisse come prassi il controllo e l’ingerenza lesiva dei diritti alla privacy relativamente all’uso degli strumenti informatici e dei computer da parte dei datori di lavoro verso i collaboratori”. Secondo Cortiana, infatti, “oggi c’è un dibattito forte e ancora aperto sull’equilibrio tra il diritto alla privacy dei lavoratori e l’uso degli strumenti informatici forniti dai datori di lavoro, e questa vicenda rischia di offuscare la possibilità di un sereno dibattito tra le diverse Istituzioni e forze sociali”.
“Mi chiedo – ha aggiunto – se i servizi informatici del Senato tengano il tracciato dai siti visitati dai computer di questa istituzione perché, se così fosse, la situazione sarebbe ancora più grave”.
“Questo caso – ha proseguito – sta scivolando su un piano tanto delicato quanto pericoloso, e se non è più una questione di orientamento sessuale, rischia di essere una più grave e generale questione tra lavoratori e datori del lavoro. Controllare gli accessi, controllare la posta e il surfing di un utente è, nella società della Comunicazione, come se uno guardasse nel cassetto personale di un lavoratore, nel suo armadietto o leggesse la sua posta, e faccio notare come non sia possibile affermare che siano stati effettuati collegamenti con siti del tutto estranei agli interessi di un ufficio pubblico di un organo costituzionale senza vederne i contenuti”.
“Sono fortemente preoccupato – ha concluso – che si costruisca una dinamica da grande fratello nei nostri uffici, al punto che ho già investito della vicenda, attraverso una nota, il Presidente del Senato Pera e il Garante per la Privacy Rodotà”.