La statunitense DARPA li vuole minuscoli, proteiformi e letali , il Regno Unito pretende di adottarli nel pattugliamento dei confini patrii . Gli artisti e gli appassionati di robot preferiscono immaginarseli in altri termini, più vicini alle attività umane che al mero desiderio di distruzione e megalomanie da warfare tipiche delle organizzazioni militari di tutto il mondo.
L’ingegnere giapponese Naoki Maru, ad esempio, ha coinvolto l’intera famiglia nella sua passione, che consiste nel costruire automi controllabili in remoto e gettarli poi nella mischia della competizione Robo-One , che puntualmente vince da tre anni con un guadagno netto di 50mila dollari.
Il controllo di King Kizer , questo il nome del robot costruito e programmato da Maru, avviene attraverso un misto di “joypad” per la parte inferiore e una interdipendenza di tipo “master-slave” su Bluetooth per le articolazioni superiori. Nei video allegati all’intervista che l’uomo ha rilasciato a Gizmodo , sua figlia muove un braccio per salutare e così fa il robot con leggero ritardo rispetto all’azione originaria .
King Kizer è persino in grado di maneggiare un uovo senza romperlo, e Maru dice di essere al lavoro sulla soluzione del problema del controllo delle gambe, augurabilmente da implementare nella stessa maniera delle braccia per dare finalmente corpo al sogno proibito di qualsiasi appassionato di anime , sia esso giapponese o meno.
E se, per colpa degli autori di anime di cui sopra, l’immaginario collettivo è popolato da robot guerrieri controllati da ragazzini adolescenti nel pieno di una tempesta ormonale, l’arte e le rappresentazioni figurate non lesinano esemplari di robotica senza armi ma con caratteristiche altrettanto significative . La galleria di ” 79 robot bizzarri ” ne mette insieme alcuni, oscillando dal corso sessuale intensivo di due Terminator modello T-800 infoiati a direttori d’orchestra, dalla procace segretaria robot al paziente di dentista che si fa torturare curare senza battere ciglio.
Meno ludiche e più inquietanti sono poi le creature assemblate da Jeremy Mayer, che prima colleziona vecchie macchine da scrivere, le smonta meticolosamente e infine ne ricava figure umanoidi ( full-body o in pezzi) che nulla hanno da invidiare, dal punto di vista costruttivo, ai T-800 di cui sopra. Mayer descrive il suo lavoro d’artista come una via di mezzo tra Leonardo Da Vinci e le visioni infernali di Philip K. Dick e William Gibson , con la particolarità ulteriore che lui lavora senza colla o saldatori.
Alfonso Maruccia