Presentato alla conferenza Technology, Entertainment and Design , il “sesto senso” digitale è l’ultimo progetto di ricerca del MIT che fonde insieme un proiettore mobile, una webcam e un cellulare per trasferire nelle mani dell’utente un controllo e un accesso alle informazioni (digitali, materiali e correlate) che più intuitivo non si potrebbe.
Indossando il prototipo sviluppato dai ricercatori, l’ipotetico umano fornito di sesto senso digitale può andarsene in giro a cliccare e manipolare tutto il manipolabile a norma di legge, catturando gli input delle dita attraverso la webcam incorporata. È altrettanto facile scattare una foto con uno specifico movimento delle mani.
Grazie al dispositivo di comunicazione mobile e al proiettore, inoltre, il “sesto senso” del MIT è in grado di recuperare on-line informazioni pertinenti all’ambiente e ai contenuti che circondano l’utente, come ad esempio nel caso dei prodotti sugli scaffali di un supermercato, per cui è teoricamente possibile recuperare una comparativa dei prezzi e proiettarla su praticamente qualsiasi superficie, mano compresa .
E ancora si possono recuperare informazioni aggiuntive su un articolo letto su una rivista, notizie dell’ultim’ora su un volo da un biglietto aereo e così via. Insomma mentre Bill Gates liberava zanzare per sensibilizzare gli astanti sui problemi dei paesi poveri, al TED di quest’anno si è avuta dimostrazione di quello che in pochi anni potrebbe diventare l’informatica distribuita e ubiqua liberata da laptop e netbook di sorta.
Attualmente disponibile solo in forma di prototipo, il dispositivo di wearable computing del MIT è stato messo insieme con parti prese direttamente sul mercato commerciale e non è costato più di 300 dollari .
Alfonso Maruccia