L’ennesimo arresto per spamming non farebbe più notizia se non fosse che si tratta dell’ormai mitologico Robert Alan Soloway. Sapevano tutti dove si trovava, ma il braccio armato dello spamming professionale doveva essere prelevato al momento giusto. L’ora X è scattata mercoledì scorso, subito dopo l’accoglimento da parte del Grand Jury di Seattle di ben 35 capi di imputazione a suo carico, che comprendono frode, riciclaggio e furto di identità.
Un percorso criminale che sarebbe talmente articolato che l’Ufficio del Procuratore Generale dello Stato di Washington, il Federal Bureau of Investigation (FBI), la Federal Trade Commission (FTC), l’Internal Revenue Service Department of Criminal Investigations (IRS-CI), e lo U.S. Postal Inspection Service (USPIS) vi hanno dovuto lavorare congiuntamente per un anno.
Soloway è stato a lungo uno dei protagonisti indiscussi della scena spammatoria occidentale, con una quantità industriale di mail che hanno saturato un numero incalcolabile di caselle di posta. Inserito da Spamhaus nella lista ROKSO (Register of Known Spam Operations), di fatto è considerato uno dei 200 criminali internazionali responsabili dell’80% dello spam europeo e statunitense .
Ma non finisce qui: è anche accusato di aver venduto i suoi servizi fraudolenti a terzi, di aver circuito innocenti e di non aver fornito rimborsi dovuti e supporti post-vendita. Conclude la sfilza di accuse la presunta violazione continua del Computer Abuse and Fraud Act del 1984 e il CAN-SPAM del 2003, per aver spammato tramite proxy e computer “sottratti al controllo” dei legittimi possessori, gli ormai notissimi PC zombie trasformati in nodi sparaspam.
Dal lontano 2001, quando è comparso per la prima volta nella Spamhaus Block List ( SBL ), Soloway è riuscito a portare avanti tranquillamente ogni attività a prescindere da ripetute ordinanze ottenute in tribunale dai suoi accusatori. Gli è andata bene, fino ad ora.
Il noto spammer, al momento, rischia una pena detentiva massima di 65 anni, ma questo potrebbe accadere solo se dovesse essere riconosciuto colpevole di tutti i capi di imputazione, che riguardano attività di spam ma, come detto, non solo. Al suo arresto Spamhaus dedica un approfondimento speciale.
Dario d’Elia