Roma – E’ il nuovo stadio evolutivo degli SMS, i messaggini che gli utenti di telefonia mobile hanno imparato a conoscere ormai da anni: se in mezzo mondo costituiscono una quota enorme dei guadagni degli operatori del settore, in Cina stanno invece conoscendo una curiosa metamorfosi.
Quasi sotto silenzio è passata una notizia di grande rilievo, secondo cui per tentare di reprimere le manifestazioni anti-giapponesi , le autorità pechinesi avrebbero deciso di ricorrere non solo agli arresti preventivi, alla forza bruta dei carriarmati antisommossa, alla chiusura di siti e blog o a nuovi filtri censori su siti internazionali ma anche, appunto, agli SMS.
In Italia si sono levate polemiche di ogni genere sui messaggini che, di quando in quando, il nostro Governo ha preso l’abitudine di recapitare sui cellulari degli italiani, l’ultima volta in occasione del mega pellegrinaggio a San Pietro, ma noi siamo solo dei dilettanti: in Cina la diffusione a pioggia di SMS sta per trasformarsi in un inedito strumento di prevenzione .
Per cercare di evitare nuove manifestazioni, infatti, la polizia cinese sta inviando enormi quantità di SMS ad altrettante quantità di cinesi, avvisando che nutrire pubblicamente sentimenti anti-nipponici può mettere nei guai, ritenendo così di scoraggiare ulteriori manifestazioni pubbliche: il carattere privato degli SMS rende questi messaggini qualcosa di più personale di un avviso affisso sulla pubblica piazza, qualcosa che è difficile ignorare e persino impossibile dichiarare di non aver mai ricevuto.
L’SMS, nato come strumento di messaggistica personale, divenuto sistema di informazione pubblica in Italia, in Cina sta conoscendo dunque un nuovo stadio evolutivo : qui adesso la censura preventiva arriva con un trillo direttamente sui numeri personali dei cinesi, anche di coloro che nonostante tutto non intendono spedire atomiche su Tokyo per vendetta. Cinese avvisato, cinese salvato.
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