Caracas (Venezuela) – Ha tutto il suono di un “sì” appassionato e definitivo quello con cui il Governo venezuelano ha ufficializzato nei giorni scorsi le proprie posizioni a favore dell’adozione del software open source. Posizioni per altro già chiaramente espresse, nel tardo 2002, con la redazione di alcune linee guida per la pubblica amministrazione.
Le intenzioni sono ora codificate in un decreto ufficiale che ribadisce la volontà del governo locale di estendere l’uso del software open source a tutti i livelli della pubblica amministrazione: una mossa con cui il Venezuela spera di risparmiare circa 7 milioni di dollari all’anno in licenze e, nell’ugual tempo, far piazza pulita del software piratato.
Il decreto, che prende in considerazione un arco di tempo di 24 mesi, prevede che il software open source abbia la priorità rispetto a quello proprietario: gli enti pubblici e governativi sono infatti incoraggiati ad adottare prodotti closed source solo nel caso in cui non esistano alternative aperte con paragonabili funzionalità.
In America Latina il Venezuela appare come la massima sostenitrice del software aperto ma importanti politiche pro open source sono state varate, in questi anni, anche da altri paesi sudamericani come il Perù, il Brasile e l’Argentina.