Non c’è poi tutta questa differenza tra WiMAX e LTE. I due protocolli condividono le stesse basi concettuali, la tecnologia di modulazione OFDM , e gran parte dello sviluppo portato avanti per una delle due piattaforme potrebbe tranquillamente essere riversato sull’altra. Perché dunque non fonderli assieme , a tutto vantaggio dei consumatori?
“Dal nostro punto di vista, andrebbero armonizzate” ha spiegato il capo del marketing di Intel, Sean Maloney, ai cronisti che lo ascoltavano al Computex la scorsa settimana . Per Maloney, due tecnologie in competizione potrebbero complicare l’esistenza ai consumatori: “Preferiremmo che, a lungo temine, semplicemente si presentasse l’occasione di sfruttare la banda larga wireless” ha precisato il dirigente del chipmaker statunitense. In prospettiva, LTE e WiMAX sono destinati probabilmente a contendersi lo stesso tipo di clientela: si tratta in entrambi i casi di protocolli pensati per l’accesso broadband in mobilità , pur con alcuni distinguo sulla vocazione nomadica in senso lato o mobile in senso stretto.
La maggior parte delle compagnie telefoniche, già impegnate nello sviluppo delle reti GSM e 3G, ha già scelto LTE come base di partenza per l’introduzione della cosiddetta quarta generazione : è il caso, ad esempio, degli operatori a stelle e strisce AT&T e Verizon. A sostenere WiMAX, invece, ci sono Intel, Google e Time Warner, e l’unico operatore statunitense ad aver scelto questa strada per la banda larga wireless: Sprint.
Cos’è dunque che farà la differenza, cos’è che consentirà ad uno dei due protocolli ad imporsi? Secondo Fabio Iaione , country manager per l’Italia di Qualcomm, a differenza di WiMAX la tecnologia LTE può contare su una infrastruttura di rete già solida e affermata : quella 3G. “Esiste un intero ecosistema compatibile con UMTS, che probabilmente è destinato a migrare progressivamente verso LTE” ha spiegato Iaione a Punto Informatico a margine di una conferenza a Roma la scorsa settimana: i dispositivi per WiMAX sono ancora pochi, prosegue Iaione, e tra gli operatori c’è meno spazio per questa tecnologia anche a causa degli investimenti già varati per il passaggio da GSM a 3G. Il passaggio a LTE, dunque, appare come la logica prosecuzione della rispettiva roadmap di sviluppo delle reti.
Insomma, con un UMTS – per meglio dire con un HSDPA – in crescita e destinato probabilmente a raggiungere i 40 megabit al secondo in download entro la fine dell’anno (almeno negli USA), i 20 megabit del WiMAX attuale (che non ha ancora fisicamente raggiunto un gran numero di utenti) potrebbero davvero sembrare troppo pochi per giustificare una spesa, che dovrebbe aggirarsi quantomeno su diverse centinaia di milioni di euro per mettere in piedi l’equivalente della rete 3G esistente .
Che fine faranno le iniziative come quella taiwanese , che promuovono il WiMAX come strumento di comunicazione a banda larga alternativo al LTE? Ad oggi è difficile dirlo, ma è certo che il mercato non vedrebbe con favore l’ipotesi di sovrapporre gli investimenti sul territorio , e che presto o tardi le aziende coinvolte dovranno fare una scelta e scommettere su un possibile vincitore. Di certo, per una corretta introduzione di tutti questi protocolli sarebbe necessaria un’attenta rivisitazione dell’attuale assegnazione dello spettro delle frequenze , un’opinione condivisa da molti esperti del settore.
Luca Annunziata