Roma – La citazione della celeberrima battuta di Totò mi è venuta spontanea, ed è stranamente calzante al Ministro dei beni culturali che desidera di fatto regolamentare il traffico di dati che scorre su Internet come un vigile urbano regolamenta il traffico veicolare.
Altri prima di me hanno chiarito l’impossibilità di fare ciò proprio a causa dell’architettura del P2P. Il provider non ha il controllo che il Ministro crede sul traffico in transito sulle sue linee, e pertanto non può sapere che Tizio scarica l’ultimo film di Caio dal sig. Sempronio. L’architettura P2P supera l’architettura client-server, anche se, stranamente, può sembrare che nessuno lo voglia comprendere. Il provider conosce solo il tipo di traffico che transita e potrebbe montare attrezzature atte a ricostruire tutto ciò che è trasmesso, ma non in maniera selettiva, (se non nel caso d’ intercettazione internet sul tipo delle intercettazioni telefoniche, però tra due persone definite), e questo prevede solo due possibili alternative: o un generalizzato controllo di tutto quanto viene trasmesso, o un divieto generalizzato alla trasmissione.
La prima alternativa è difficile da attuare, vista l’enorme mole di traffico circolante, e sicuramente discutibile da un punto di vista etico, senza considerare che, a questo punto, tanto varrebbe buttare a mare tutta la normativa sulla privacy, visto che sarebbe farisaico conservarla.
La seconda alternativa – il divieto generalizzato di trasmissione – si adagia sulla dottrina dei migliori Stati dittatoriali, a cui evidentemente diversi parlamentari si ispirano ed aspirano!
Vorrei a questo punto concentrarmi solo su quella che ritengo una problematica fondamentale, non ancora toccata dai tanti commenti indignati che ho avuto l’opportunità di leggere in questi giorni. Il decreto Urbani riguarda le opere cinematografiche, difficili, se non impossibili, da trasferire senza una connessione xDSL. Il punto, che potrebbe sembrare irrilevante, diventa di fondamentale importanza. Il mercato delle ADSL, le connessioni xDSL maggiormente diffuse, è concentrato nelle mani di chi ha il possesso dei cavi, ovvero Telecom, ed in minima parte di chi ha avuto l’opportunità di stendere propri cavi. Contrariamente a quanto si possa essere portati a pensare, molti provider, ma anche molte aziende telefoniche, si limitano a piazzare il prodotto Telecom, definendo magari l’autenticazione o parametri, come l’overbooking, operando sulla qualità del servizio, ma senza veder passare i dati dei clienti per apparecchiature proprie.
Un ristrettissimo gruppo di aziende, tra le quali la Telecom occupa sicuramente la stragrande maggioranza, vede ogni giorno passare per i propri sistemi la totalità del traffico Internet. In queste condizioni, pretendere che il provider riconosca i file protetti da copyright assume un significato sinistro, ovvero significa affermare che un ristretto gruppo di aziende sia autorizzato a spiare le comunicazioni di tutta la popolazione italiana che usa una adsl, vale a dire quella che a breve sarà la stragrande maggioranza dei navigatori Internet, specie dopo il successo delle ADSL a tempo.
Io non sono tra coloro che vogliono vedere la malafede dietro ogni fenomeno e sono convinto che dietro a questa svista del Ministro non vi sia un consapevole desiderio di censura e di controllo maniacale dei pensieri, dei desideri, delle critiche della popolazione, anche se la coincidenza che il decreto segua di poco la novità del poter visionare, tramite P2P, la famosa trasmissione, super censurata, Rai-ot possa indurre a pensar male, ma che piuttosto ci sia semplicemente la non conoscenza dell’evoluzione del mercato Internet che, anche a causa di errori del potere politico o assurdità, come l’accordo Telecom-AIIP, ha finito per buttare fuori dal mercato la gran parte dei provider esistenti, facendo in modo che i restanti, oltre a non avere alcun ruolo riguardo le ADSL, ormai deleghino alle aziende telefoniche anche la gestione del traffico dial-up, trasformandosi in provider virtuali. Un sistema in cui le informazioni fossero divise tra migliaia di reali fornitori di connettività, avrebbe reso difficilissimo l’incrocio dei dati, con il conseguente pseudo anonimato degli utenti.
Oggi non è più così.
Occorre prenderne atto e agire di conseguenza, se non vogliamo che le cure dei vari dottori, sempre VIGILI al fenomeno internet, si traducano in assurdità, come il decreto URBANI.
Pertanto l’associazione NewGlobal.it invita tutte le altre associazioni ad un’ alleanza volta alla archiviazione di questo decreto, dichiarandosi fin d’ora pronta a fare la propria parte come sempre.
Ettore Panella
presidente dell’associazione NewGlobal.it