Un po’ di giorni fa il vulcano Tonga ha avuto una potente eruzione che, tra le tante cose, ha creato persino uno tsunami e ha messo in pericolo le zone circostanti. Il forte spostamento ha inoltre distrutto dei cavi sottomarini che garantivano connettività e che, di conseguenza, ha privato alle zone limitrofe di internet e telefonia. Eppure l’evento sta tornando utile, adesso, ai ricercatori che si sono messi ad analizzare per bene l’eruzione così da capire di più su Marte e il suo passato.
Seppur il collegamento potrebbe sembrare strano, l’esplosione del vulcano Tonga ha permesso agli scienziati di capire meglio come interagiscono acqua e lava. Petr Brož, vulcanologo planetario all’istituto di Geofisica dell’Accademia di Scienze a Praga, afferma che proprio l’inusuale avvenimento potrebbe dare agli scienziati il modo di capire meglio non solo il pianeta rosso, ma anche gli altri corpi celesti del Sistema Solare.
Come il vulcano Tonga, Marte potrebbe aver visto molte esplosioni potenti
Le isole vulcaniche durano mesi prima di essere erose totalmente, ma Hunga Tonga-Hunga Haʻapai è sopravvissuta per anni: James Garvin, capo scienziato al Goddard Space Flight Center della NASA di Greenbel, nel Maryland, voleva studiare il modo in cui i vulcani conici piccoli trovati su Marte possono essersi formati in presenza di acqua miliardi di anni fa.
Molti vulcani su Marte sono sempre stati visti come una sorta di flusso continuo di lava, ma alcuni potrebbero aver avuto esplosioni simili al Tonga, e lo studio lungo e duraturo di questo stava per permettere ad alcuni ricercatori di scrivere riguardo l’erosione lenta e il modello teoretico che lo riguardava. Ovviamente l’esplosione ha cambiato le carte in tavola, visto che tutti ora stanno studiando – attraverso radar, laser satellitari e strumenti ottici – cosa è rimasto.
La maggior parte dell’isola è infatti stata spazzata via, ma con tutta probabilità una nuova, formata dal magma solidificato che ora si trova sotto l’acqua, dovrebbe prendere il suo posto.