“Fare polemica sull’avvento di Internet è come fare polemica sul fatto che fuori piova: la rete c’è, è verificabile, è palpabile”: Franco Tatò , amministratore delegato dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, sta guidando la transizione della Treccani verso un modello fatto di carta e di bit, di redattori e di netizen, di tradizione e di innovazione. Si è fatto carico della transizione perché, ha raccontato a Punto Informatico , il digitale è uno strumento di lavoro indispensabile. Ma non per questo sarà necessario decretare la fine della carta.
L’Enciclopedia Treccani, baluardo italiano delle Scienze, delle lettere e delle arti, per oltre 80 anni si è manifestata in tomi disseminati nelle librerie degli italiani, nelle citazioni delle tesi di laurea. Ora si è reinventata in “un portale 2.0” premiato di recente con l’Interactive Key Award, sta vivendo una rimediazione. Ma non è che la superficie di una trasformazione profonda , spiega a Punto Informatico Tatò: si sono ripensate le forme dell’enciclopedia, si è ripensato il metodo di lavoro, ci si è schiusi a nuovi modelli di business. Con l’obiettivo di rendere la cultura più accessibile e partecipata.
In passato il sito dell’Enciclopedia Treccani era una semplice vetrina web, ora, così la descrive Tatò, è “un crocevia per coloro che si interessano alle scienze, alle arti e alla cultura”: oltre alla possibilità di consultare 160mila lemmi, una porzione dell’opera globale delle enciclopedie e dei dizionari Treccani, è stata strutturata un’architettura fatta di percorsi di lettura e di approfondimenti tematici, ci si è aperti alla multimedialità, alle risorse offerte dalla rete, alla collaborazione con i netizen.
Se nelle enciclopedie cartacee non mancano i riferimenti da una voce all’altra, Tatò sottolinea che nel portale Treccani l’ ipertestualizzazione è pervasiva : ogni parola dei lemmi delle enciclopedie e del vocabolario è un rimando, ogni rimando è un approfondimento. Una ipertestualizzazione che il cittadino della rete può esportare nella toolbar per Firefox e Internet Explorer, o in un widget da incastonare nel proprio spazio web. Il netizen può solcare la rete di lemmi costruendosi percorsi personalizzati, ma è invitato altresì a lasciarsi guidare dalle categorie e dagli approfondimenti ipertestuali orchestrati dagli specialisti della redazione dell’opera.
Ma il portale Treccani non si limita a organizzare il proprio patrimonio enciclopedico: oltre ai link correlati ad alcune delle voci dell’enciclopedia, oltre alla rassegna stampa , che taglia trasversalmente il flusso di notizie che scorre sui media tradizionali, Tatò ricorda che per ogni categoria, dalle scienze sociali allo sport e tempo libero, un aggregatore proietta i netizen verso i contenuti pubblicati online dalle riviste più autorevoli di ogni settore, italiane e internazionali. Massimo Cedrone , project manager del portale, assicura che la ricognizione delle riviste procede a spron battuto e che il ventaglio di attualità collaterale al patrimonio Treccani continuerà ad ampliarsi.
Treccani si amplierà anche nel formato video: l’Istituto sta lavorando ad una web TV che guadagnerà uno spazio sempre più rilevante nel portale. Oltre ad ospitare gli eventi organizzati dall’Istituto Treccani, la TV si ritaglierà un ruolo fondamentale per la comunicazione con la community di netizen che orbita attorno al portale. Ogni lemma inviterà a porre delle domande agli esperti che lavorano alla composizione dell’enciclopedia, e la TV costituirà il canale di comunicazione per le risposte fornite dagli specialisti: Tatò spiega a Punto Informatico che ne risulteranno video brevi e incisivi, di pochi minuti, che verranno organizzati per categorie in una sorta di palinsesto, un repertorio consultabile a video. Tatò auspica che i cittadini della rete dimostrino il proprio interesse, partecipando così alla costruzione di un archivio di cultura e di saperi che si discosti da quello tradizionale per aprirsi all’interattività e alla partecipazione.
Ma il fluire della conoscenza tra l’enciclopedia e la community degli utenti non si limita alla possibilità di porre delle domande agli esperti. Insieme all’opportunità di consultare gli specialisti, i netizen possono selezionare e aggiungere nel proprio profilo personale i lemmi che consultano, possono taggare le voci dell’enciclopedia per costruire in maniera collaborativa dei percorsi di lettura personalizzati. Ma non è tutto: facendo propri e interpretando certi meccanismi di peer review che da sempre muovono le comunità scientifiche, Treccani si dimostra pronta a confrontarsi con la rete configurandosi, spiega Tatò, come “un portale dialogante con il pubblico”. I cittadini della rete possono contribuire ad affinare l’opera collettiva segnalando link, aggiornamenti ed eventuali imprecisioni alla redazione, contributi che vengono vagliati, approvati e integrati dallo staff che costruisce Treccani. I diritti d’autore sui contributi, chiarisce Tatò, verranno trasferiti in capo a Treccani, così la responsabilità dell’esattezza del materiale offerto dagli utenti: una strategia che si differenzia profondamente da quella perseguita ad esempio dall’Enciclopedia Britannica, che tende invece ad una netta separazione strutturale dei contenuti prodotti dai netizen. “La collaborazione degli utenti conterà moltissimo – spiega Tatò – non si può essere presuntuosi: alcuni settori del sapere sono più deboli e mi auguro che i giovani partecipino per consolidarli”.
Ma oltre ad essere un portale dialogante con il pubblico, Treccani si configura altresì come un portale che consente agli utenti di dialogare fra loro per alimentare le risorse messe in comune: per sollecitare i cittadini della rete, spiega l’amministratore delegato a Punto Informatico , esiste un sistema di incentivi, il concorso SuperT , volto a stimolare una coopetition fra coloro che agiscono nella community. Il fulcro della partecipazione al portale e alla community è rappresentato dal profilo, la mappa degli interessi che gli utenti possono costruire con articoli, la rappresentazione di sé con cui l’utente dialoga con gli altri utenti attraverso i forum e con la redazione attraverso le segnalazioni, i commenti, le domande. Il fluire della conoscenza è partecipato, i netizen, le loro curiosità e le loro competenze contribuiscono a edificare il commons di cui Treccani ha gettato le basi online. La scelta di Treccani di proiettarsi online in maniera partecipata e collaborativa non è che la punta dell’iceberg, la superficie di un progetto decisamente più vasto e impegnativo: se la progettazione e l’avvio del portale hanno richiesto un investimento di meno di 500mila euro per due anni di lavoro, il coinvolgimento di Cultur-e e di sei persone dello staff che lavorano quotidianamente sul portale, “il vero lavoro – racconta l’amministratore delegato Tatò a Punto Informatico – è stato a monte del portale, che è l’appendice di un’operazione più complessa”.
Si è reso indispensabile un ripensamento dell’intera strategia dell’Istituto Treccani: “abbiamo dovuto digitalizzare tutte le nostre opere, un lavoro lungo e costoso – ricorda Tatò – ma non c’è stata solo la digitalizzazione: abbiamo inserito su questa banca dati un sistema editoriale particolarmente evoluto, utilizzato dalle redazioni come strumento di lavoro e che consenta l’accesso anche dall’esterno”. Quello che si sta muovendo in Treccani è invisibile ai più: la banca dati è transitata al digitale , la redazione fa riferimento ad un CMS e ad un archivio condiviso, i contenuti sono stoccati in un database in continua evoluzione e indipendente dalle opere.
Questo ripensamento del metodo di lavoro e delle routine, questa organizzazione flessibile e modulare dei contenuti resa possibile dalla digitalizzazione, reca con sé la possibilità di fare appello a nuovi modelli di business. Tatò spiega a Punto Informatico che la logica dei volumi dell’enciclopedia e dei supplementi di aggiornamento si sta esaurendo. “Il sistema editoriale è indipendente dalle opere, le opere non sono che depositi di contenuti che vengono travasati nell’unico silo di conoscenza del sistema editoriale”: ora si parlerà di nuove edizioni continuamente aggiornate, di volumi che esplorano discipline e saperi in maniera trasversale, ricombinando, reinventando e dando un filo conduttore ai frammenti archiviati in maniera flessibile nella banca dati . Saranno più numerose e frequenti le opere in formato cartaceo, resteranno capaci di motivare l’acquirente con quello che Tatò definisce “un valore aggiunto che va al di là del solo contenuto”.
“Ma sono opere costose – non nasconde Tatò – opere di lusso”. L’amministratore delegato è convinto però che l’enciclopedia tradizionale continuerà a trovare uno sbocco sul mercato , anche in virtù delle nuove possibilità offerte dalla migrazione del sistema editoriale verso una struttura più flessibile: “chi si può permettere la spesa continuerà a comprare”. “È però un peccato – afferma Tatò – che lo sforzo immane profuso in 80 anni per costruire il meglio del sapere italiano di scienze, lettere ed arti venga ghettizzato solo presso coloro che possono permettersi questo investimento”. Per questo motivo si è scelto far schiudere alla rete il patrimonio Treccani: “i giovani – questo il target a cui punta il versante online di Treccani – hanno così la possibilità di consultare in rete il sapere Treccani, un sapere certificato, un sapere che si può citare nelle tesi di laurea”. A fronte dunque di un investimento che l’amministratore delegato ha definito “relativamente modesto”, si offre ai netizen la possibilità di fruire, in maniera diversa e forse più complessa di quella tradizionale, di una porzione consistente di un sapere mediato da esperti e specialisti . Senza per questo rinunciare al modello di business tradizionale, e nel contempo guadagnandosi la possibilità di battere nuove strade e nuovi modelli di business.
Tatò disegna per il portale Treccani un prossimo futuro fatto di pubblicità contestuale e di strategie freemium : il settore scuola potrebbe diventare una comunità per lezioni private a pagamento o potrebbe evolvere contenendo lezioni sui vari elementi del programma scolastico. Il valore aggiunto? “Le lezioni potrebbero essere migliori rispetto a quelle di un qualsiasi insegnante privato, l’eventuale tutor potrebbe essere disponibile in qualsiasi momento online, la comunità avrebbe accesso al sapere Treccani, al contesto che sta costruendo attorno ai saperi”.
L’amministratore delegato dell’Istituto Treccani sottolinea il valore di un sistema di saperi certificato, prodotto e contestualizzato da esperti . Ma non per questo sminuisce il valore della condivisione delle risorse per stimolare la collaborazione dei cittadini della rete nella costruzione del sapere. Tatò si confronta con il modello di Wikipedia, che facilita la partecipazione degli utenti: “abbiamo scandagliato tutte le enciclopedie online: di Wikipedia invidiamo l’architettura, che costringe a scrivere una voce in maniera strutturata”. Se la strutturazione e la flessibilità di Wikipedia agevolano la collaborazione, Treccani si fonda su una stratificazione culturale che è eredità del passato , con un materiale di natura profondamente differente da quello prodotto e organizzato in rete: per questo motivo si sta procedendo, sulla base del nuovo sistema editoriale e con l’impegno delle redazioni, a strutturare progressivamente le voci.
Per transitare verso un sapere organizzato in modo che possa essere plasmato, arricchito e affinato in maniera più immediata, ammette Tatò, ci si deve confrontare con delle difficoltà innegabili rappresentate in primo luogo dalla ristrutturazione delle routine lavorative che vanno di pari passo con la digitalizzazione e l’introduzione del nuovo sistema editoriale: prima fra tutte la resistenza di coloro che per anni hanno edificato l’enciclopedia. “La resistenza al cambiamento è diffusa, è particolarmente pronunciata in Italia – spiega Tatò – che è un paese molto arretrato nell’informatizzazione”. Ma, a parere dell’amministratore delegato, non si tratta di un’impresa impossibile: “Treccani è un baluardo della conservazione, non tutti accettano questo modus operandi”. Il riferimento di Tatò corre a Tullio Gregory , filosofo e storico della filosofia che collabora con Treccani dal 1951: “ha sempre lavorato in un certo modo, con tre giri di bozze, facendo revisioni a penna”. Appare inevitabile che Gregory percepisca una netta distinzione “fra il sapere su supporto cartaceo e l’informazione su supporto informatico”. “È cambiato il mondo – osserva Tatò – persone come Gregory devono imparare a fare i manager della conoscenza”.
Dovrà quindi cambiare l’approccio con gli strumenti e con le routine professionali, si dovrebbero esaminare strutture come Wikipedia cercando di distillarne la pratiche più fruttuose e di declinarle nell’ambito di un nuovo corso delle strutture tradizionali. Se Tullio Gregory guarda a Wikipedia con cautela e sospetto , la transizione di Treccani verso il portale collaborativo dimostra che sono stati soppesati pregi e difetti dell’enciclopedia libera, che se ne sono introiettate alcune caratteristiche salienti: se la condivisione di un commons da alimentare in maniera collaborativa e mediata dalla rete sembra essere mutuata da Wikipedia, la Treccani non si appropria invece appieno dei meccanismi di controllo e di revisione effettuati fra pari. Questa differenza, spiega Tatò a Punto Informatico , è caratterizzante: i cittadini della rete che partecipano all’affinamento della Treccani non vengono solo giudicati dai propri pari , ma i contributi che offrono vengono sottoposti al vaglio di un comitato scientifico e ricevono una qualificazione istituzionale. “Anche nei casi in cui il risultato della costruzione del sapere si rivelasse identico su Wikipedia e su Treccani, la voce certificata da Treccani è citabile”.
Per questo motivo, argomenta Tatò, Wikipedia non insidia le enciclopedie tradizionali : “le enciclopedie più autorevoli resisteranno nella ristrutturazione del mercato della comunicazione: questa ristrutturazione è un ampliamento, i giovani si rivolgono alla rete ma Wikipedia non è in diretta competizione con la Treccani”. Si tratta di modelli che possono convivere: “Wikipedia è ben strutturata, ma è altresì molto disuguale sia all’interno delle varie lingue che fra le varie lingue, e quella italiana è molto debole rispetto a quella inglese: è molto utile per una consultazione rapida”. Treccani fa un’operazione diversa, ricorda Tatò: “inserisce i lemmi in un contesto multidisciplinare, chi collabora si espone responsabilmente”. “Wikipedia è uno specchio del paese, e non è un bello specchio – pungola Tatò – non c’è interesse a partecipare”: ma non per questo Treccani rinuncia a offrire alla rete le stratificazioni di sapere sedimentate negli anni, affinché possano arricchirsi di nuovi spunti e di nuove connessioni con la collaborazione dei netizen. “Chi non semina non raccoglie – provoca l’amministratore delegato dell’Istituto Treccani – è arrivato il momento di seminare un po’, è arrivato il momento di coinvolgere i giovani nella costruzione del sapere”.
a cura di Gaia Bottà