Google dice di essere quasi pronta a trasformare in realtà la visione del Physical Web , un meccanismo di interazione con oggetti, sensori e dispositivi vari della Internet delle Cose basato sul broadcasting di URL e sull’utilizzo di tecnologie “app-less” derivate dagli standard Web aperti come JavaScript, HTML5 e CSS.
Il Web fisico di Mountain View utilizza i beacon in standard Eddystone , una tecnologia di trasmissione e ricezione di risorse accessibili tramite browser che utilizza le trasmissioni Bluetooth a basso consumo energetico: presto, i possessori di gadget Android potranno servirsi della tecnologia ricevendo notifiche di interattività durante le attività outdoor per essere invitati a operare con le interfacce corrispondenti direttamente dal browser Chrome.
La funzionalità Physical Web è prevista al debutto con la versione 49 di Chrome, attualmente in fase di betatesting, mentre tra le opportunità aperte dalla nuova tecnologia Google cita l’esempio pratico dell’ultimo Consumer Electronics Show (CES): usando i beacon prodotti da Radius Networks, i partecipanti alla fiera di Las Vegas hanno potuto navigare in scioltezza i tanti showroom preparati dalle aziende partecipanti.
L’interazione a base di beacon è stata fin qui un’esclusiva quasi assoluta dei gadget mobile di Apple, e non si è per ora dimostrata una rivoluzione; l’integrazione del Web fisico su Chrome per Android dovrebbe incrementare sensibilmente l’attrattiva del sistema, per non parlare della concorrenza di Mozilla e del suo progetto di usare gli standard Web (a mezzo Firefox OS) per conquistare la IoT .
Oltre alle notevoli opportunità offerte dagli URL trasmessi tramite Bluetooth, il Web fisico di Google apre ovviamente le porte anche ai potenziali abusi perpetrabili con la IoT “interattiva”: la prospettiva di infastidire passanti (o magari viaggiatori in metro) con messaggi pubblicitari mirati deve apparire particolarmente allettante alle società di advertising più all’avanguardia.
Alfonso Maruccia