Londra – Mentre le associazioni di insegnanti inglesi invocano il ritorno ad una connettività cablata , complici genitori combattivi , disorientati da anni di studi contrastanti , la Health Protection Agency ( HPA ) tenta di placare gli allarmismi sulla possibile nocività del WiFi e annuncia l’avvio di uno studio esplorativo .
È The Guardian a raccogliere le dichiarazioni di Pat Troop, a capo di HPA: “Non sono ancora state effettuate ricerche approfondite riguardo alle questioni connesse all’esposizione delle persone a tale tipo di tecnologia, questo è il motivo per cui stiamo avviando questo programma di ricerca e analisi”.
Protagonisti dello studio sono manichini equipaggiati con monitor per misurare l’intensità delle radiazioni che colpiscono testa e altre parti del corpo: nel corso di test di laboratorio verranno bombardati da onde elettromagnetiche per simulare scenari reali. Si procederà poi alla ricerca sul campo in scuole, uffici, abitazioni per considerare ogni variabile, dal tipo apparecchio utilizzato all’uso che se ne fa.
Ma Pat Troop, pur esprimendo prudenza sui dati finora raccolti e facendo riferimento a misurazioni poco significative , confida in risultati rassicuranti: “Non ci sono prove scientifiche del fatto che le reti WiFi e le WLAN minaccino la salute della popolazione. I segnali sono poco potenti, nell’ordine dei 100 milliwatt sia per quanto riguarda il computer sia per quanto riguarda il router”. Risultati che, spiega Troops, sembrano non porre problemi di compatibilità con le linee guida stilate dalla International Commission on Non-Ionizing Radiation ( ICNIRP ).
Ha incoraggiato lo studio esplorativo anche Philip Parkin, segretario generale dell’associazione degli insegnanti inglesi, che invita la HPA ad indagare anche l’aspetto ancora oscuro dei cosiddetti effetti non termici che i campi elettromagnetici potrebbero innescare: scansato ogni dubbio riguardo allo stress termico indotto dalle radiazioni, è possibile che i campi elettromagnetici alterino le funzioni biologiche in maniera inaspettata. “Quello che vogliamo – annuncia Parkin – è un’indagine approfondita che confermi che c’è qualcosa di cui preoccuparsi o che di converso attenui del tutto le preoccupazioni che le persone nutrono nei confronti del WiFi.”
Nel frattempo, nel Regno Unito come in Germania , si procede con cautela: è il principio di precauzione a calmierare l’uso della tecnologia. Bisognerà attendere almeno due anni per i risultati dello studio della HPA, nel frattempo McDonald’s ha già introdotto i nuovi salutari menu WiFi mentre, complice BT , si rimpinguano le schiere dei foneros inglesi.
Gaia Bottà