Roma – Non è caduta nel vuoto l’ interrogazione che l’onorevole Donatella Poretti (RnP) ha rivolto in ottobre al Ministero della Salute circa il rischio salute derivante dall’utilizzo di infrastrutture WiFi. Il dicastero ha risposto e, secondo il deputato, lo ha fatto in modo soddisfacente.
L’interrogazione è stata motivata dalle perplessità manifestate, in primis, dal mondo dell’istruzione britannico, in cui insegnanti e genitori hanno cominciato a promuovere una campagna anti-wireless e la Health Protection Agency ha pensato di aprire uno studio esplorativo sui rischi da esposizione a certi campi elettromagnetici. Anche la Germania, in verità, si muove con circospezione attorno agli access point, tanto che persino il Governo ha messo in guardia la cittadinanza sui potenziali pericoli del WiFi, esortando la popolazione alla cautela nell’utilizzo delle tecnologie di trasmissione dati senza fili.
Il Governo italiano si esprime con cautela, ma è meno allarmista, come ha spiegato l’onorevole Poretti in una nota diffusa ieri:
“Il sottosegretario al Ministero della Salute, Serafino Zucchelli, ha risposto oggi ad una mia interrogazione che prendendo spunto da alcuni studi effettuati in Gran Bretagna sulla possibile dannosità delle reti WiFi, domandava se simili ricerche erano state condotte anche in Italia.
Sono stati citati alcuni studi, tra cui anche quello inglese e alcune dichiarazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riguardo le implicazioni sanitarie dei campi elettromagnetici emessi dalle stazioni radio base per la telefonia cellulare e dalle tecnologie senza fili: sembrerebbe che a breve e lungo termine non ci siano effetti negativi sulla salute. Sempre secondo l’OMS è necessario, però, uno studio che documenti la rapida evoluzione dell’uso della comunicazione senza fili e degli effetti della esposizione ai campi elettromagnetici. In Italia è stato precisato che, finora, ci si è occupati solo marginalmente degli effetti delle rete WiFi e che effettivamente sarebbe opportuno condurre nuovi studi. Per questo il ministero della Salute ha avviato presso il Centro Nazionale di Controllo delle Malattie (CCM) istituito presso il Ministero, il progetto Salute e campi elettromagnetici (CAMELET) . Il progetto, dalla durata triennale, è realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità ed ha come obiettivo l’istituzione presso il CCM di una struttura per valutare i dati scientifici, la stima dei rischi sanitari e l’idonea informazione ai cittadini, tramite pubblicazioni e uno specifico sito web”.
“Mi sono dichiarata soddisfatta della risposta – ha concluso l’onorevole – ritengo che, prestando attenzione a non incappare in allarmismi inutili, sia giusto interrogare le istituzioni sul mondo della tecnologia, per altro in continua evoluzione. I cittadini devono avere informazioni adeguate per un uso consapevole. Vorrei ricordare che mentre l’utilizzo del cellulare è, per così dire, consapevole , in quanto decidiamo se telefonare o meno, per quanto riguarda le reti WiFi si parla di un utilizzo inconsapevole . Non sappiamo se in un dato momento siamo nel bel mezzo di una rete elettromagnetica o meno. È quindi giusto sapere le implicazioni che potremo avere da un sempre più frequente contatto con queste tecnologie”.
La posizione espressa dal Ministero della Salute non mette certo una pietra sopra la questione della potenziale nocività del WiFi, ma c’è da tenere presente che le emissioni elettromagnetiche di dispositivi ed apparati che utilizzano questa tecnologia sono sempre inferiori a quelle dei telefoni cellulari e apparati di reti mobili.
Per molti ricercatori il livelli di potenza espresso da apparecchiature WiFi non rappresenta una minaccia per la salute. Difficilmente si arriverà ad uno studio scientifico che dimostrerà con certezza assoluta la totale innocuità di una di queste tecnologie, per cui vale sempre il principio della prudenza e dell’utilizzo cum grano salis .
Dario Bonacina