Parigi – Una bocciatura se non definitiva certo pesante quella giunta nelle scorse ore dall’ OCSE e che ha investito il WiMax , tecnologia per la diffusione wireless della banda larga, al centro ormai di numerosi progetti in molti paesi.
In un rapporto stilato dagli esperti dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo, infatti, sono elencate con dovizia di particolari le perplessità tanto sulla tecnologia e sulla sua sicurezza, quanto sugli aspetti normativi e regolamentari.
WiMax (802.16) è una tecnologia pensata per fornire connettività a larga banda su distanze relativamente lunghe: una tipica installazione di un sistema WiMax potrebbe consentire, ad utenti circoscritti in un raggio variabile da 3 a 10 km, una connessione con velocità di 40 mbps . Nel rapporto OCSE si afferma: “Una cella potrebbe teoricamente permettere centinaia di connessioni di tipo business alla velocità di 1,5 Mbps e migliaia di connessioni domestiche a 256 Kbps”.
Dal momento che si parla di disponibilità di connessioni veloci per un vasto bacino di utenza, WiMax è spesso stato descritto come sistema di “ampliamento” delle potenzialità del WiFi, che è in grado di offrire una buona velocità ma in un raggio di poche decine di metri. In particolare, ricordano gli esperti OCSE, imprese di primo piano del settore, come Intel , hanno più volte descritto WiMax come una tecnologia di rottura, rivoluzionaria, in quanto porta in sé una potenziale capacità di stravolgere i modelli di business delle aziende del settore delle comunicazioni mobili e fisse.
Gli autori del rapporto esprimono però cautela sul futuro di WiMax, definendo “opinabile” il ruolo che la tecnologia potrebbe assumere sul mercato delle comunicazioni wireless. WiMax non sarebbe quindi una “killer application” destinata a rivoluzionare la telefonia e la connettività, ma anzi un sistema dagli elevati costi operativi . Si sottolinea infatti come, sebbene il WiMax Forum tenti di mantenere specifiche che richiedano costi d’esercizio contenuti, esistano altri fattori di mercato che ne possono concretamente franare la diffusione.
Facendo un esempio pratico, negli USA l’implementazione di un network WiMax di dimensioni “nazionali” significherebbe spendere almeno 3 miliardi di dollari . “Gli operatori mobili – insiste l’OCSE – hanno investito moltissimo per le nuove reti 3G e la prospettiva di ripartire con una nuova rete WiMax non è ritenuta attraente”.
Per contro, gli operatori di telefonia sembrano più favorevoli ad un upgrade delle reti già esistenti, con tecnologie come HSDPA e HSUPA. E ritengono che la tecnologia WiMax non possa sostituire il WiFi, ma tutt’al più esserne un ideale complemento, nei collegamenti di network wireless isolati, come avviene tra molte aree rurali (coperte localmente da reti WiFi) distanti tra loro.
Altri fattori su cui il rapporto OCSE esprime perplessità, sono la differente regolamentazione dell’uso delle frequenze sfruttabili da WiMax (che in alcuni stati possono essere utilizzate liberamente, mentre in altri possono essere soggette a licenze o restrizioni) e la sicurezza.
Dario Bonacina