Se dovessi scommettere oggi su una rosa di gadget destinati a popolare le future rubriche sui più sonori flop tecnologici, punterei una ventina di euro su Zune, il player di Microsoft progettato per contrastare il “one man show” di iPod nel mercato dei dispositivi multimediali portatili. Prima di addentrarmi nei perché e percome desidero specificare ciò che intendo per “flop tecnologico”: un oggetto anche potenzialmente valido, su cui molto si è puntato in termini di promozione e molto poco si è raccolto in termini di vendite, a causa di deficit evidenti fin dalla prima release del prodotto e mai corretti. La letteratura in argomento è già molto nutrita .
Rispetto alla pletora di lettori multimediali che popolano il mercato, Zune possiede una feature innovativa: permette scambi musicali “al volo” fra utenti grazie al modulo wireless integrato. Chi pensa che questo avvicini Microsoft all’idea di fair use, dovrà subito ricredersi: i file scambiati – che si tratti dell’ultimo singolo degli U2 o di un estratto audio di “Delitto al ristorante cinese” – possono essere ascoltati per massimo 3 volte entro un massimo di 3 giorni , e nemmeno sempre: le policy per l’uso dei singoli pezzi (riproduzione su PC, masterizzazione, sincronizzazione e condivisione) sono stabilite dai detentori dei diritti per ogni singolo file. La varietà di queste policy fa sì che inspiegabilmente molte tracce regolarmente acquistate restituiscano errori quando si tenta di scambiarle.
Sempre sul fronte hardware, wireless non è proprio un’anteprima – Music Gremlin ci ha pensato prima – e non è nemmeno molto ben implementata: a differenza di Music Gremlin, Zune non può collegarsi a Internet né al suo music store e nemmeno può eseguire la sincronizzazione via WiFi col computer. Insomma, che tutte queste “autocastrazioni” derivino dalla volontà di privilegiare la protezione dei contenuti, anche a danno della funzionalità, è argomento di cui pochi dubitano.
A parte le questioni riguardanti l’hardware, dopo la gaffe dell’incompatibilità con Vista (recentemente risolta con una patch), restano alcune perplessità di non poco conto sul marketplace a cui Zune fa riferimento. Dopo aver sviluppato PlaysForSure , una piattaforma DRM adottata da numerosi marketplace musicali online di spicco, Microsoft ha deciso di escludere dal supporto totale di questa piattaforma proprio il suo Zune, compatibile esclusivamente con lo Zune Marketplace (chiuso ai player concorrenti). Questa mossa rende palese la volontà di replicare il binomio iTunes + iPod per distinguere il player di casa Microsoft dai tanti altri che usano il suo sistema DRM, ma mette il gigante di Redmond nella condizione di esacerbare la concorrenza con gli stessi marketplace PlaysForSure suoi clienti – Napster e AOL per dirne due – e metterli in condizione di promuovere ostilmente, magari congiuntamente, player concorrenti a Zune.
Tutto ciò porterebbe a liquidare la questione Zune con un “provaci ancora Microsoft”, ma per completezza vanno esaminati alcuni elementi che potrebbero mettere il vento in poppa al nuovo anti-iPod e farmi perdere la scommessa fatta a inizio articolo.
Innanzitutto Zune, fresco di lancio negli USA e ancora da venire nel vecchio continente, si presta ad ampliamenti e/o correzioni di funzionalità di un certo rilievo senza richiedere immediate riprogettazioni dell’hardware – c’è già chi sta portandoci Linux . In generale la presenza di un modulo wireless può attivare molte sinergie con i player multimediali, basti pensare ad un incontro con le webradio.
Stanti queste considerazioni, vanno esaminati alcuni elementi strategici. Il primo è che, dopo l’accordo fra Apple ed EMI, anche Microsoft si è mostrata sensibile alla questione dell’eliminazione dei DRM sulla musica, in cambio di un più elevato compenso per traccia acquistata.
Il secondo è che Microsoft per prima ha varato un modello di revenue sharing con la Universal (e potrebbe essere solo la prima della lista) per le vendite hardware. In pratica oggi Universal percepisce un emolumento per ogni Zune venduto. Un simile approccio, da sempre considerato da Apple come un patto col diavolo , potrebbe favorire Microsoft nella trattativa per il prezzo delle canzoni DRM-Free (*), essendo le major da un lato compensate a priori con l’hardware, dall’altro sempre più insofferenti rispetto al peso che Apple si è ricavata nel mercato dell’intermediazione di musica protetta. Se poi l’eliminazione dei DRM rendesse possibile lo scambio libero via wireless della musica acquistata (fra Zune), magari in cambio di un sovrapprezzo per ogni traccia, Zune diventerebbe un prodotto di grande interesse ed Apple si ritroverebbe nell’urgenza di rivedere i propri piani in direzione wireless.
In ultima analisi, il risultato di questa partita dipenderà dalla capacità di Microsoft di negoziare con le major e dalle contromosse di Apple. Di certo un approccio più amichevole con i detentori di diritti rappresenta l’asso nella manica di Zune contro l’arcinemico iPod. Se oggi questa politica ha l’unico effetto di azzerare gli entusiasmi attorno al nuovo gadget MS, un colpo di spugna generalizzato sui DRM potrebbe trasformare le debolezze sul fronte wireless di Zune in una vera killer feature.
Dopo tante occasioni perse in passato, è però difficile che sia proprio questa la partita in cui Microsoft, vestiti i panni del difensore dei diritti degli utenti, riesca a far valere il proprio peso sulla cronica resistenza delle major nei confronti dei mutamenti tecnologici, ammesso che ne abbia l’intenzione. Messi da parte scenari possibili, elucubrazioni e circoli virtuosi, penso proprio che confermerò la mia scommessa.
Alessio Di Domizio
(*) Se invece i compensi sull’hardware, come quelli per i supporti vergini, andassero solo a rimpinguare le tasche delle major (o a compensare ipotetici danni per pirateria), senza distribuire reali vantaggi in termini di prezzo e libertà di fruizione della musica acquistata, la strada di Zune si metterebbe molto in salita.
Le precedenti rasoiate sono disponibili a questo indirizzo