Un’idea semplice, e forse per questo più facile da raccontare e sviluppare: parlare di sesso ai giovani, alle coppie, a chiunque. Fornendo indicazioni pratiche, consigli degli esperti e persino un motore di ricerca geolocalizzato per individuare il più vicino distributore di profilattici. L’ ATS Team ha vinto le selezioni italiane dell’Imagine Cup , la manifestazione che dal 2003 coinvolge migliaia di studenti da tutto il mondo nella sfida di realizzare un progetto software in grado di mettere alla prova la loro capacità di coniugare imprenditorialità e trovare soluzioni a problemi complessi che riguardano la collettività.
Un’idea semplice che però ha le carte in regola per tentare la scalata alle finali mondiali: SafeSex è un app che contiene una sezione dedicata alle informazioni sul sesso, la contraccezione e le malattie sessualmente trasmissibili (fornite da medici ed esperti della ASL e di consultori a cui si sono rivolti i ragazzi), un sistema di ricerca per individuare i distributori di profilattici più vicini (e in una seconda fase anche di classificarli in base al prezzo più basso), una sezione pensata per far interagire anonimamente utenti ed esperti. Non manca un aspetto dedicato alla monetizzazione: a settembre SafeSex metterà a disposizione per l’acquisto “in app” una serie di contenuti, il cui ricavato sarà devoluto a un’associazione che si occupa di HIV infantile. In futuro sarà anche possibile creare un marketplace interno per la commercializzazione di oggetti relativi al tema trattato.
I quattro ragazzi del team (Andrea Cesaro, Flavio Lambiase, Giuseppe Russo e Paolo Tagliaferri, tutti laureandi o laureati in ingegneria o informatica) che ha ottenuto la vittoria finale, che li proietta alle finali russe, era incredulo alla proclamazione: “L’anno scorso eravamo arrivati in finale – racconta Andrea, che sul palco ha fatto da speaker del gruppo – ma nonostante ci fossimo piazzati bene non avevamo vinto il biglietto per le finali a Sidney: così, quasi per scherzo, abbiamo deciso che l’idea per il prossimo anno dovesse essere più semplice, e quasi per scherzo è venuto fuori il sesso”. “Siamo molto contenti – interviene Paolo – ma anche un po’ spiazzati. Quando hanno letto il nostro nome eravamo increduli”. “C’erano altri progetti molto interessanti in corsa – aggiunge Giuseppe – come quello dell’Italian Ingenuous Team: la loro idea era davvero valida”.
L’Italian Ingenuos Team è per la metà costituito dai vincitori della passata edizione di Imagine Cup (che nella scorsa edizione mondiale a Sidney riuscirono anche a strappare il premio speciale Health Awareness Award ). La loro idea, decisamente più business oriented rispetto al progetto dedicato all’autismo nel 2012 , si chiama Daimon : in pratica una sorta di middleware che si pone a metà strada tra gli smartphone degli utenti e i classici cartelloni 6×3 e gli schermi che tappezzano le strade italiane e riempiono gli atri delle stazioni e degli aeroporti. Attraverso una raccolta anonima delle informazioni sui gusti degli utenti presenti in prossimità, gli schermi sono in grado di mostrare contenuti pubblicitari o informativi mirati al gruppo di persone che staziona in loco. Ottimizzando l’efficacia del messaggio e richiamando alla mente i cartelloni pubblicitari di Minority Report .
L’idea di Daimon è solida e spendibile , proiettata verso il mercato: Daniele Midi, Matteo Valoriani, Luigi Oliveto, Roberto Mangano e il “mentore” Antimo Musone hanno messo in piedi una vera e propria startup a cui manca forse solo un contratto con un committente (ma i ragazzi fanno capire che questa possibilità non è poi tanto remota) per trasformarsi in un’azienda a tutti gli effetti. Le applicazioni di Daimon spaziano dalla pubblicità ai kiosk interattivi per la fornitura di informazioni, magari attivati anche attraverso l’utilizzo di NFC e interfacce naturali (mostrata anche una demo con Kinect). L’integrazione del codice di Daimon nelle app permetterebbe agli sviluppatori di metterle a disposizione gratuitamente sul marketplace, ottenendo guadagni da una revenue sharing sulla raccolta pubblicitaria targettizzata mostrata da schermi e cartelloni in giro per il mondo.
Un’altra bella idea che è praticamente una startup è quella del team M3: ShopAround . Un’app che mette insieme alcuni aspetti di diversi social network esistenti (Tripadvisor e 4square per citarne un paio) e li mescola per realizzare una piattaforma collaborativa con cui fornire e raccogliere indicazioni su dove fare shopping nelle vicinanze. Marco Basaldella , Andrea Poppa e Matteo Tumiati hanno mostrato sul palco uno dei progetti più completi e avanzati sul piano dello sviluppo: c’è l’app gratuita per gli utenti (già completa per Windows 8 e Windows Phone 8) dove trovare le offerte e i punti vendita più vicini, divisi per categorie merceologiche e con tanto di commenti sulla qualità dell’assistenza ricevuta e la bontà delle promozioni; c’è la possibilità per i negozianti (da quelli della GDO ai negozi di quartiere) di garantirsi visibilità tramite l’acquisto di pacchetti promozionali o offrendo reward ai clienti fedeli e analizzando il feedback ricevuto sulla propria attività.
ShopAround è un bell’esempio della capacità di giovani studenti o neo-laureati italiani di realizzare un progetto prendendo in esame un problema di business reale e costruendo una soluzione che sia capace di mettere assieme aspettative del cliente ed esigenze del venditore. Non è stato l’unico esempio di questo trend: tutti e 12 i team che hanno affrontato la finale nazionale hanno presentato idee interessanti, e il vincitore ha prevalso di un’incollatura. All’ATS Team tocca ora il compito di perfezionare il proprio lavoro in vista delle finali di luglio a San Pietroburgo: sarà allora che si scorprira se anche su quel palcoscenico la semplicità e la spontaneità con la quale i ragazzi hanno tratto l’argomento dell’educazione sessuale sarà in grado di convincere i giudici.
a cura di Luca Annunziata