Da lunedì 15 giugno sarà possibile utilizzare Immuni in tutta Italia. Ormai prossimi all’appuntamento è possibile tracciare un ennesimo bilancio basato sui freddi numeri: 2,2 milioni di download in dieci giorni. Cifre utili per farsi un’idea dell’accoglienza riservata all’app dai nostri connazionali, ma che andranno poi interpretate e valutate alla luce del reale uso del software e della sua distribuzione sul territorio, entrambi fattori determinanti per il successo dell’iniziativa.
Immuni: i download e il lancio in tutta Italia
Sul tema è tornata a pronunciarsi anche Paola Pisano, Ministro dell’Innovazione Tecnologica e della Digitalizzazione, dopo aver nei giorni scorsi detto la propria sulla fase di sperimentazione invitando al tempo stesso i detrattori del progetto a rivedere le proprie posizioni. Ecco la breve dichiarazione affidata alle pagine di Reuters che fa riferimento alla stagione estiva e a come Immuni potrebbe tornare utile anche per rilanciare il settore del turismo, per ovvie ragioni tra i più colpiti dalla crisi sanitaria ed economica che negli ultimi mesi si è abbattuta sul paese.
Vogliamo un’estate in cui il turismo sia il più sicuro possibile. Questa applicazione può aiutarci a riprendere le attività dopo il lockdown.
Sviluppata dalla milanese Bending Spoons e basata su una gestione decentralizzata delle informazioni per il contact tracing come proposto dalla partnership tra Apple e Google, l’app è stata nelle ultime settimane al centro di un’accesa discussione sul tema della privacy. A tal proposito si è già pronunciato il Garante, dando il via libera alla sua distribuzione dopo averne analizzato il codice sorgente. Rassicurazioni ad ogni modo non ritenute sufficienti da chi sostiene teorie secondo le quali altro non sarebbe se non un sistema di sorveglianza opportunamente occultato.
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Quanti italiani dovranno scaricare e installare Immuni perché il progetto possa essere di beneficio per tutti? Inizialmente si è parlato di una quota pari almeno al 60% della popolazione, ma come scritto in apertura l’efficacia dell’iniziativa dipenderà da quanto l’utilizzo sarà concentrato nelle zone maggiormente interessate dalla circolazione della malattia: secondo Stefano Denicolai, membro della task force istituita per fronteggiare il coronavirus, già con raggiungendo la soglia del 25% si potrebbe giungere a risultati tangibili. L’obiettivo più di lungo termine è quello di arrivare a una diffusione capillare entro l’autunno, periodo in cui una parte della comunità medico-scientifica ritiene possa arrivare una seconda ondata di infezioni.