Cosa sappiamo a proposito dell’app Immuni? Molto, moltissimo. Sappiamo come funziona, perché è stato spiegato a più riprese. Sappiamo che non è scevra di difetti, ma sappiamo anche che si sta lavorando per correggerli e rendere il sistema complessivo quanto più affidabile possibile. Sappiamo esattamente come opera, perché il codice è aperto e qualunque tecnico ha la possibilità di metterci mano per verificarne la bontà dello sviluppo.
7 milioni di Immuni
Sappiamo infine che oggi stesso Immuni ha raggiunto quota 7 milioni di download: lo ha comunicato con un tweet il Dipartimento per la Trasformazione Digitale:
📈 @immuni_app ha superato i 7 milioni di download.
➕ 326.000 solo nell'ultimo weekend.
🆙 Aiuta te stesso, la tua famiglia e il tuo #Paese. Condividi questo tweet e scarica #immuni qui ▶ https://t.co/OrFsfaAdS7 pic.twitter.com/AGkX36ArLu— Dipartimento per la Trasformazione Digitale (@InnovazioneGov) October 5, 2020
Tuttavia il percorso dell’app è stato travagliato perché molti (troppi) dubbi ne hanno lastricato il percorso, cosa che imporrebbe quanta più informazione possibile sul progetto. Qualcosa è cambiato negli ultimi giorni, con la scelta di una discesa in campo più seria da parte della politica e del Governo in favore di un progetto che meritava di essere abbracciato con maggior entusiasmo fin dalla prima ora. Perché è chiaro che se un parlamentare risulta positivo al tampone e motiva il fatto che non avesse scaricato Immuni spiegando che non ne è stato in grado, allora l’esempio passato non rende certo onore ad un progetto che di esempi avrebbe invece bisogno. Se poi anche un ex-ministro della salute risulta positiva ed ammette anch’essa di non aver scaricato Immuni (ma nei giorni precedenti ne predicava il download retwittando colleghi impegnati nella causa) allora ecco che le eccezioni diventano triste regola.
La dashboard pubblicata in questi giorni contiene alcuni dei dati che la nostra redazione ha ripetutamente cercato di ottenere, senza mai averli avuti a disposizione, nei mesi passati. Forse Immuni era circondata da una sorta di pruriginoso imbarazzo dettato dal numero troppo piccolo di download, dal numero troppo piccolo di segnalazioni di positività e da un numero quasi irrilevante di notifiche inviate. Eppure quell’imbarazzo avrebbe dovuto essere valore e oggi la cosa emerge con somma chiarezza nel momento in cui i contagi aumentano, il numero di download accelera ed il numero di notifiche si moltiplica.
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Insomma: Immuni funziona, i numeri procedono, il mondo dei virologi ne premia lo sviluppo. Eppure per troppo tempo questo malcelato imbarazzo ha tenuto Immuni in una sorta di bolla di potenzialità, in uno stato di “la scaricherò quando servirà” che – va da sé – significa scaricarla in ritardo rispetto a quando realmente servirebbe avere reti tracciate sul proprio smartphone. Per i ritardatari è venuta l’ora dell’urgenza, perché Immuni durerà (da progetto) fino al 31 dicembre e poi i dati saranno cancellati: resta da capire come e se si vorrà prorogare la durata del progetto anche ai mesi successivi. Con il numero di tamponi e contagi in aumento, però, oggi avere l’app significa aderire volontariamente agli sforzi che il Paese sta facendo per arginare la seconda ondata ed evitare chiusure che avrebbero effetti nefasti ad ogni livello. Immuni non risolve il problema, Immuni non guarisce, Immuni non è sufficiente, Immuni non si sostituisce a mascherine e distanziamento. Ma Immuni può contribuire a risalire più rapidamente le catene del contagio per spezzarle ed evitare che il nostro Paese ricada nell’incubo primaverile.
Sappiamo molto su Immuni ed i numeri della dashboard ora ci raccontano qualcosina di ulteriore. Ossia che i download sono 7.036.898 (sebbene nessuno possa stimare il numero delle attivazioni, inevitabilmente più piccolo), con 357 utenti positivi (“che hanno condiviso le informazioni sia se hanno o meno ricevuto la notifica di esposizione“) e 5870 notifiche già inviate.
Sappiamo quindi anche che ogni persona positiva aveva tra i propri contatti circa 16,5 persone a rischio, le quali hanno ricevuto dall’app un messaggio di allarme con relative sanzioni. Sappiamo che i falsi positivi sono un effetto collaterale del contact tracing, sia che venga operato tramite app, sia che venga operato manualmente dagli addetti dell’ASL attivi in queste indagini. Sappiamo che Immuni può fare molto per contribuire, soprattutto ora, a limitare la dimensione dei focolai attivi. Sappiamo che forse non è un dovere morale (ma ben fa il Presidente del Consiglio a premere su questo tasto), forse non è un dovere etico (anche se in quanto a etica, una qualche riflessione andrebbe fatta), sicuramente non è un dovere normativo (la coercizione sarebbe comunque un errore), ma cooperare in un progetto collettivo è sicuramente un tassello fondamentale dell’essere comunità e del difendere il prossimo.
Su Immuni sappiamo ormai molto e chi non sa ha tutto quel che serve per conoscere tutto a proposito dell’app (con ingente quantitativo di informazioni sia tra i “pro” che tra i “contro”). Quel che non sappiamo è cosa stiano aspettando colori i quali non hanno mai valutata l’adozione. Perché scegliere è apprezzabile, evitare è lecito, ma ignorare è una colpa. Soprattutto in mezzo ad una pandemia che sta tornando a bussare.