A quasi due mesi e mezzo di distanza dal suo lancio, Immuni è stata scaricata e installata su un totale pari a circa 5 milioni di smartphone. Un volume di dispositivi che corrisponde indicativamente all’8% della popolazione italiana, troppo poco per pensare a una rete di contact tracing sufficientemente distribuita, capillare ed efficace nel raggiungimento dell’obiettivo. Non che sia di consolazione, ma in gran parte degli altri paesi non va poi tanto meglio.
Contact tracing a rilento: Immuni e le altre app
A testimoniarlo i numeri raccolti oggi in un articolo del Corriere. Su tutti i 2,3 milioni per StopCovid in Francia (4%), frenata però fin da subito dalla decisione di optare per un approccio centralizzato alla gestione dei dati con tutto ciò che ne consegue in termini di preoccupazioni legate alla privacy. Scarso successo anche per Indonesia (2,3%), Arabia Saudita (4,9%), Perù (6,8%) e Giappone dove COCOA si è fermata al 6%, scivolando addirittura sotto il punto percentuale in Thailandia (0,7%), Vietnam (0,4%) e Filippine (0,2%). Non pervenuto il Regno Unito in conseguenza al dietrofront che ha portato a riscrivere per intero il codice di NHS COVID-19.
Segnali incoraggianti giungono invece dall’Irlanda del Nord dove StopCovid NI ha raggiunto il 15% (su una popolazione pari a 1,9 milioni di potenziali utenti), dalla Svizzera con SwissCovid installata da 1,5 milioni di soggetti (su 8,5 milioni), dalla Turchia con il 17,3% e dall’India con il 12,5%.
Esempi virtuosi sono poi la Germania dove Corona-Warn-App è stata scaricata da 17 milioni di tedeschi (il 20% dei residenti nel paese) e l’Australia che ormai oltre un mese fa ha toccato quota 21,6%. Per ulteriori statistiche rimandiamo all’articolo dedicato pubblicato su queste pagine a metà luglio.
Comunicare e informare per prevenire
Sono le stesse istituzioni a parlare di flop, paradossalmente proprio nella fascia di popolazione più giovane e per ovvie ragioni maggiormente incline all’impiego delle nuove tecnologie, ma non tutto è perduto: bisogna lavorare sul fronte della comunicazione, spiegare perché il download di Immuni costituisce un’azione responsabile, seppur giustamente volontaria, informare sgombrando il campo dai timori di chi la ritiene una potenziale minaccia per la privacy. Gli sforzi in questa direzione sono andati intensificandosi nelle ultime settimane con campagne informative in TV, sui social e attraverso i canali Web: meglio tardi che mai.
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Nessuno si augura che la diffusione dell’app venga spinta da una nuova impennata nel numero di contagi. In qualità di presidio digitale può tornare utile a contrastare la piaga COVID-19 al pari di quanto fanno mascherina e distanziamento, agendo in modo silenzioso e sicuro a beneficio della collettività. Fate e fatevi un favore: scaricatela e mantenetela attiva.