Sappiamo che la diffusione di Immuni ha superato di poco il 7% della popolazione italiana, una percentuale troppo bassa perché l’iniziativa di contact tracing possa esprimere appieno il suo potenziale. Servirebbe moltiplicare il numero delle installazioni per almeno otto o nove volte. Sappiamo poi che anche negli altri paesi iniziative analoghe non hanno riscontrato molto più successo, fatta eccezione per alcuni casi come quello australiano dove è stata ampiamente superata la soglia del 20%. A cosa è dovuta una partenza così poco lanciata?
Immuni: distribuzione e interoperabilità
La domanda è stata posta dalla redazione di Askanews a Daniela Ghironi, a capo del team di Bending Spoons che si è occupato della fase di sviluppo. La risposta fa anzitutto riferimento ai timori insorti in merito alla privacy ancor prima che il software fosse rilasciato, alimentati perlopiù da una cattiva informazione, nonostante le autorità nostrane abbiano provato a rassicurare i cittadini in ogni modo possibile a proposito di questo aspetto.
Sicuramente alcune dichiarazioni che ci sono state all’inizio non hanno aiutato a far capire bene come in realtà funzioni. Di conseguenza tutte le accuse, in particolare relative alla privacy, sono abbastanza infondate.
Va poi considerata una percezione del rischio legato a COVID-19 andata scemando nell’ultimo periodo di pari passo con la diminuzione del numero di contagi accertati.
Un altro motivo per cui il numero dei download si è frenato nell’ultimo periodo è dovuto al fatto che ora abbiamo meno casi positivi e gli utenti sentono meno la necessità di adottare uno strumento di questo tipo.
Il reale valore di Immuni, la sua capacità di fungere da presidio digitale nella lotta al coronavirus, potrebbe manifestarsi più avanti con l’ingresso nella stagione autunnale.
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Nell’intervento di Ghironi anche un accenno a quello che potrà essere il prossimo step evolutivo del progetto, nella direzione di quell’interoperabilità auspicata da più parti in modo da consentire all’applicazione di comunicare con le altre europee creando così una più efficace rete di contact tracing continentale.
Una cosa importante su cui lavorare, so che è già previsto, è l’interoperabilità con app di altri paesi. Ovvero riuscire a notificare l’esposizione con un contatto positivo anche nel caso in cui sia avvenuto all’estero.