Immuni: download fermi e silezio social, che fine ha fatto il progetto?

Immuni: lo stop dei download e il silenzio social

Dopo il boom di download registrato nella prima metà di ottobre, il contatore si è fermato e dai profili ufficiali sui social nessun aggiornamento.
Immuni: lo stop dei download e il silenzio social
Dopo il boom di download registrato nella prima metà di ottobre, il contatore si è fermato e dai profili ufficiali sui social nessun aggiornamento.

Che fine ha fatto Immuni? Molti di noi ancora l’hanno installata e attiva sul proprio smartphone, continuando a partecipare a quel progetto di contact tracing che proprio nel momento più delicato della crisi sanitaria non si è dimostrato efficace né capillare come avrebbe potuto (e dovuto). Anche il ritmo dei download ha improvvisamente subito una battuta d’arresto, arrancando quando il traguardo dei 10 milioni sembrava ormai a portata.

Immuni e il brusco stop dei download

7 milioni il 5 ottobre, 8 milioni meno di una settimana più tardi, 9 milioni nella seconda metà del mese scorso. Poi il brusco stop. Oggi sono 9,884 milioni, stando ai dati aggiornati dal Ministero della Salute al 22 novembre. Giù inevitabilmente anche le notifiche inviate.

Si aggiunga che il profilo Twitter ufficiale di Immuni ha fortemente rallentato le pubblicazioni rispetto alla cadenza quasi giornaliera di inizio autunno: nessun nuovo post dal 20 ottobre. Silenzio.

Ci siamo trovati più in fretta di quanto preventivato a dover fare i conti con la seconda ondata dei contagi e le iniziative per il tracciamento dei contatti non hanno funzionato come auspicato. Non si commetta però l’errore di attribuirne la responsabilità esclusivamente alla scarsa partecipazione da parte della cittadinanza: è solo uno dei tasselli di un quadro più complesso che vede nella negligenza di alcune regioni uno dei fattori di maggiore criticità.

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L’adozione di Immuni ha frenato proprio quando ci sarebbe stato più bisogno dell’app. Un paradosso che si spiega solo con un senso di sfiducia nell’efficacia della tecnologia in questione andato serpeggiando nel momento in cui lo spauracchio di COVID-19 è tornato a palesarsi come temuto per i lunghi mesi che hanno seguito la prima fase acuta dell’emergenza. A poco è servita quell’apertura verso l’interoperabilità europea che oggi coinvolge Italia, Germania, Irlanda, Lettonia, Danimarca, Croazia e Spagna. Un’occasione persa.

Fonte: Immuni
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Pubblicato il
24 nov 2020
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