L’app Immuni è stata scaricata da 4,3 milioni di italiani: parola di Paola Pisano, ministra per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione. Il numero indica una certa stagnazione nei download, conseguenza di un evidente clima di incertezza attorno all’app e di un contesto nel quale la paura del contagio è sicuramente minore rispetto a pochi mesi fa.
Sebbene l’emergere di nuovi focolai dovrebbe incoraggiare il download e l’adesione al progetto Immuni, la realtà è che l’app non decolla e per nuovi aggiornamenti importanti occorrerà attendere l’autunno.
La ministra ha inoltre aggiunto i dati di una ricerca secondo cui questo tasso di download implichi l’aver raggiunto circa il 12% degli smartphone in uso nella popolazione italiana tra 14 e 75 anni. Il dato è pressoché simile a quello che avevamo valutato prima del lancio dell’app, ma occorre valutare altresì come molti utenti mancano di competenze per il download o di device compatibili (il mondo Huawei, ad esempio, risulta ad oggi ancor tagliato fuori dal progetto). Come ogni dato, insomma, va pesato e valutato prima di essere giudicato. Soprattutto, meglio non abbandonarsi ai “tanto” o ai “poco”, perché il giudizio di merito su Immuni sarà nella sua efficacia e sarà ancora la sua efficacia a farne da traino qualora la famigerata “seconda ondata” dovesse tornare a seminare paura entro i nostri confini.
Immuni, i nuovi numeri
In occasione del question time alla Camera, però, la ministra Pisano ha snocciolato alcune informazioni interessanti poiché per la prima volta disponibili (così nel report dell’ANSA):
Per quanto riguarda il contributo dell’applicazione alla lotta al Coronavirus secondo il ministero della Salute i soggetti positivi in possesso dell’applicazione che hanno acconsentito a inviare il messaggio di notifica sono 46, dal 13 luglio ad oggi i soggetti allertati grazie a Immuni risultano essere stati 23 che hanno avuto la possibilità di conoscere il rischi contagio cui sono state esposte
Per onor di verità segnaliamo come a più riprese la nostra redazione aveva chiesto queste ed altre informazioni, dunque siamo particolarmente lieti del fatto che venga reso onore alla trasparenza – aspetto fondamentale per costruire un clima di fiducia attorno la progetto. Qualora dovessimo ricevere informazioni ulteriori sulla base delle domande poste per far luce sull’effettiva incidenza dell’app nei limitati contesti nei quali ha la possibilità di agire, allora ne renderemo immediatamente conto.
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Alla luce dei pochi focolai attivi in questa fase, 23 notifiche derivanti dall’uso di Immuni sembrano dimostrare due cose: primo, che l’app è in grado di rivelarsi efficace (ma andrebbe verificato se tali notifiche siano sovrapposte o complementari a quel che le indagini dell’ASL sono in grado di fare in autonomia); secondo, che non sembra esserci un numero di falsi positivi tale da poter inficiare la bontà del giudizio sull’app (basti considerare che in questi giorni solo in Liguria ci sono oltre un migliaio di persone in isolamento a causa del focolaio di Savona da poco più di 50 positivi, il che avrebbe presumibilmente generato strali di accuse se l’isolamento fosse stato consigliato dall’app invece che da un’indagine umana).
Stando ai numeri di queste ultime settimane il numero delle segnalazioni inviate sembra comunque basso, e anche questo è un dato di per sé nuovo e interessante: 46 utenti hanno acconsentito all’invio delle notifiche, ma ne sono partite soltanto 23. Questo elemento sembra testimoniare la parsimonia degli algoritmi che tengono traccia dei contatti, fin dall’inizio pensati per bilanciare in modo prudente distanze e durata delle compresenze potenzialmente pericolose.
Si sta valutando ora la possibilità di raccomandare l’uso di Immuni nelle scuole, così come già è stato incassato il placet del ministro della Difesa e quello dei medici di famiglia. Nessuno è in grado di prevedere ciò che potrà accadere tra un paio di mesi, quando l’autunno busserà alle porte delle case, delle aziende e delle scuole, quindi continuare a monitorare l’andamento di Immuni significa capire se potremo contare o meno su questo strumento di contact tracing quando e se ce ne sarà il bisogno.