Un po’ per necessità, un po’ per pudore, ma molto anche per trasparenza: quando si parla di Immuni, va specificato come il numero dei download non possa essere un elemento vincolante nel giudizio dell’app. L’errore in termini di comunicazione c’è stato, perché nelle fasi iniziali si è focalizzata l’attenzione su questo aspetto e giocoforza questo aspetto è restato centrale nel momento in cui i detrattori dell’app hanno fatto notare l’appiattimento della curva di crescita di quanti scaricavano quotidianamente l’applicazione.
Rispondendo ad una interrogazione firmata Boldrini (PD), Paola Pisano ha così voluto fare il punto sulla questione. Il tutto avviene dopo una doverosa e sincera presa di coscienza: il numero dei download è basso, al di sotto dei target prefissati. Ciò però non significa che l’app non funzioni, né che non possa sortire risultanze. Semplicemente significa che la sua efficacia si riduce più che proporzionalmente e che un clima di maggiore entusiasmo attorno al progetto avrebbe potuto aiutare ulteriormente le strategie di contenimento dei contagi.
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Si pensi ai focolai emersi nel nostro Paese in queste settimane ed allo sforzo di indagine a cui le ASL sono state sottoposte (caso emblematico è il cluster di Savona, ove il focolaio si è scatenato in un ristorante ma ha portato all’isolamento cautelativo di oltre un migliaio di persone): Immuni potrebbe aiutare e migliorare i lavori in situazioni di questo tipo, regalando risorse alla sanità pubblica attraverso la semplice collaborazione di un’app che opera in autonomia tracciando reti bluetooth nelle vicinanze.
Le risposte di Paola Pisano
La Pisano chiarisce questo punto: Immuni non è la soluzione, ma è uno strumento che può aiutare e che dovrà essere utile quando il rischio di una seconda ondata sarà concreto: “Non ho mai detto che l’applicazione sia l’unica soluzione al contenimento del virus. In Italia l’applicazione rientra in una strategia complessiva che si basa anche su altre misure di contenimento. Naturalmente più si amplierà la diffusione dell’applicazione, più sarà conosciuta e più questa sarà in grado di contribuire ad agevolare le azioni di contrasto al coronavirus“.
Perché nella ripresa delle attività, e anche del turismo, conviene scaricare @immuni_app per aumentare la sicurezza di tutti. La mia risposta all’interrogazione del Pd al Senato https://t.co/0L5tdeHeOx pic.twitter.com/irIOt3u3Ih
— Paola Pisano (@PaolaPisano77) July 24, 2020
Ma soprattutto la Pisano si toglie qualche sassolino puntualizzando la questione quantitativa:
Il problema non è individuare la soglia “x” o “y” di download per valutare l’efficacia o meno dell’applicazione. Quando sento ripetere che l’università di Oxford ha segnato al 60 per cento la soglia minima di utilità degli strumenti di notifica di esposizione al Covid-19, mi domando perché non si legga mai il periodo successivo dello studio in questione. Permettetemi di citare, come lo riferisce la Massachusett institute of technology review: «Molti resoconti e analisi dei media hanno ripreso una frase dal rapporto, che recita: “I nostri modelli mostrano che possiamo fermare l’epidemia se circa il 60 per cento della popolazione utilizza l’app“. Ma hanno regolarmente omesso la seconda metà della frase: “Anche con un numero inferiore di utenti dell’applicazione stimiamo comunque una riduzione dei casi di coronavirus e di decessi”».
Concludo: vogliamo che l’Italia riparta a tutti gli effetti, dai posti di lavoro, alla scuola, al turismo, vitale per il nostro Paese, e che lo faccia in sicurezza. Più siamo e più saremo a scaricare “Immuni” e più saremo in grado di spegnere nuovi potenziali focolai con vantaggi per tutti noi.