Il contact tracing come strumento utile a limitare la diffusione della malattia e, di conseguenza, a tener lontano il rischio di doversi imbattere in un altro lockdown con tutto ciò che ne conseguirebbe anche dal punto di vista economico. L’ennesima dimostrazione da uno studio appena pubblicato dalla Oxford University che testimonia il potenziale della tecnologia alla base di sistemi come la nostra applicazione Immuni.
Contact tracing: Immuni & co. meglio del lockdown
Ne emerge ciò che di fatto è già da tempo evidenza per gli addetti ai lavori e per coloro che hanno scelto volontariamente di scaricare il software contribuendo all’iniziativa: più siamo, meglio è. In uno scenario ideale, se tutti avessimo installata l’app nel nostro smartphone, potremmo avvisare coloro venuti a contatto con il coronavirus interrompendo così la catena del contagio. Un’utopia se si prendono in considerazione i numeri attuali, ma non tutto è perduto.
Questo il commento di Christophe Fraser, co-autore della ricerca nonché consulente scientifico del Test & Trace Program per il governo britannico e leader del Pathogen Dynamics per il Nuffield Department of Medicine della Oxford University.
Nel Regno Unito abbiamo valutato diversi livelli di rilevamento del contact tracing. Abbiamo visto che in ogni caso, sia in UK sia negli USA, ha il potenziale di ridurre significativamente il numero dei casi di contagio, delle ospedalizzazioni e dei decessi tra la popolazione. Ad esempio, nello stato di Washington un sistema di contact tracing manuale ben realizzato insieme a uno per le notifiche dell’esposizione può ridurre le infezioni fino al 15% e le morti fino all’11%.
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Di certo Immuni e le altre applicazioni per il contact tracing devono trovare impiego in una società che già ha maturato e fatto proprio il rispetto delle norme di comportamento imposte dalla situazione: il distanziamento fisico anzitutto, ma anche l’utilizzo della mascherina laddove indicato e necessario, almeno finché non disporremo di una cura o di un vaccino efficaci a rendere COVID-19 un lontano, brutto ricordo.