Se il profilo ufficiale Twitter di Immuni condivide un post (di seguito) in cui sottolinea come l’applicazione non comprometta in alcun modo la privacy durante l’utilizzo significa che il timore c’è. Una diffidenza che serpeggia limitando il potenziale dell’iniziativa e impedendo all’applicazione di raggiungere la quota di popolazione necessaria a rendere efficace il contact tracing.
I timori sulla privacy stanno frenando Immuni?
L’intervento sul social ribadisce che Immuni non raccoglie dati GPS né altre informazioni di natura personale, utilizzando codici del tutto anonimi per le sue finalità e salvando quanto serve direttamente nello smartphone con protezione crittografica. In allegato un link che rimanda alla sezione FAQ del sito ufficiale. Insomma, un ennesimo tentativo di convincere coloro che per ragioni francamente poco comprensibili continuano a reputare il software una minaccia per la propria sfera privata.
Forse non sapevi che l’app #Immuni…
🚫Non raccoglie dati GPS
🚫Non raccoglie dati personali
✅Usa codici anonimi
✅Salva i dati sul cellulare in maniera cifrataPer sapere di più su come tuteliamo la tua privacy, leggi le nostre FAQ 👉 https://t.co/mG74kaaZx7 pic.twitter.com/EH8nq8LMnw
— Immuni App (@immuni_app) August 11, 2020
Sul tema è intervenuto anche Pierpaolo Sileri, Vice Ministro della Salute, ritenendo fin qui “troppo sottovalutata” l’applicazione come strumento utile a contrastare la diffusione della malattia.
I giovani sembrano avere una resistenza maggiore al #COVID19 ma devono rispettare le regole comunque e fare un atto di responsabilità nei confronti del loro nucleo familiare e anche dei loro amici: scaricare #immuni 1/2 #lariachetirala7 @La7tv pic.twitter.com/nQxpiSvCJV
— Pierpaolo Sileri (@piersileri) August 10, 2020
In molti in questo periodo di ripresa delle attività e degli spostamenti si stanno spendendo per promuoverne l’uso, a livello istituzionale e non solo. L’impiego di Immuni non può ovviamente da sé sostituire l’adozione delle misure già in essere relative al distanziamento sociale e ai dispositivi di protezione individuale laddove necessari, ma può costituire un alleato importante nella lotta a COVID-19, soprattutto in prospettiva.
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Le ultime cifre ufficiali in merito alla diffusione dell’app risalgono a un paio di settimane fa, aggiornate al 31 luglio: allora si era arrivati a 4,5 milioni di download, una quota non sufficiente a garantire una adeguata copertura del territorio soprattutto in vista della stagione autunnale che secondo alcuni esponenti della comunità scientifica potrebbe portare con sé una seconda impennata nel volume dei contagi.