Sydney (Australia) – Dopo l’attacco delle scorse ore al British Information Services Australia, appare chiaro che gruppi di hacker hanno intenzione di far pagare caro alle autorità australiane le leggi di censura e controllo della rete varate di recente. Nei giorni successivi all’approvazione delle ultime severe normative censorie, le azioni hacker sui siti istituzionali australiani si sono moltiplicate.
LO scorso weekend era stata attaccata anche la Australian Broadcastin Authority, la cui home page è stata rimpiazzata da slogan e immagini pornografiche chiaramente diretti contro le leggi che entreranno in vigore a partire dal prosssimo primo gennaio. Tra le varie frasi postate sulla home modificata dall’ignoto NedR: “soltanto adesso la gente può avere la connettività che negli Stati Uniti hanno avuto da anni. E ora una delle più importanti risorse che abbiamo per la libertà di espressione e il libero apprendimento sarà messa al gioco da una minoranza urlante che non comprende la tecnologia che c’è dietro”.
E proprio in questi giorni di tensione capita che alcuni poliziotti australiani siano stati sospesi per aver diffuso sulla rete interna della polizia immagini di pornografia infantile. Un poliziotto non coinvolto in questo caso ha annunciato che la figlia ha ricevuto per email una immagine pornografica “assolutamente non richiesta”. Cresce così, pare, la voglia di censura?