Ottawa (Canada) – Una delle più grandi ipocrisie che tocca trasversalmente i mercati di mezzo mondo sono le tasse sui device di registrazione e i supporti vergini, imposte pensate come royalty a compensazione per autori e produttori dell’eventuale uso illecito di quegli strumenti per la duplicazione della musica.
Il ragionamento, che anche in Italia si traduce in imposte sugli impianti di registrazione e sulle musicassette, ha più volte figliato proposte che cercano di farlo migrare nell’era digitale. In Francia e in Germania le tasse sui masterizzatori sono un argomento finito in Parlamento e nei tribunali.
In Canada ora si tenta di andare oltre. Una proposta del governo federale, infatti, mira ad aumentare le tasse sulle musicassette e contestualmente ad introdurre tributi “compensativi” sugli strumenti che consentono di riprodurre mp3 o masterizzare compact-disc.
Non si parla di tasse da poco conto. Si parla di qualcosa come 400 dollari canadesi su un player mp3 che ne costa 600, e di 1,23 dollari in più su ogni CD o minidisc vergini venduti dai negozi.
La proposta intende poi “devolvere” questo denaro sotto forma di royalty ai produttori e agli autori. Una proposta che incontra naturalmente una forte opposizione. Qualche parlamentare dell’opposizione ha parlato persino di “tasse insivisibili”, riferendosi alla difficoltà per il consumatore di rendersi conto di quello che sta effettivamente pagando comprando un device preso di mira dalla proposta del Governo.
Fino all’8 maggio i canadesi potranno presentare i propri commenti alla proposta presso la Copyright Board governativa. Se non cambierà nulla, dal primo gennaio 2003 i canadesi dovranno iniziare a tirare fuori dal portafoglio molti più soldi di quanto non abbiano fatto finora per queste tecnologie.