Roma – “La riforma digitale dello Stato ha la sua “magna charta””. Così il ministero all’Innovazione ha descritto la pubblicazione appena avvenuta nella Gazzetta Ufficiale del Codice dell’Amministrazione Digitale , un insieme di normative e strumenti destinato ad avere un forte impatto nei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione.
Secondo Stanca, “il Codice dell’Amministrazione Digitale in sostanza si propone di liberare gli italiani da molti ed anacronistici obblighi e adempimenti verso le pubbliche amministrazioni”. A suo dire è dunque nato “il cittadino digitale” con nuovi diritti e possibilità. Allo stesso tempo “introduce strumenti utili ad eliminare sprechi, restituire maggior valore ai contribuenti, come pure di essere alla base di nuovi e più moderni modelli organizzativi, rendendo più produttivo ed efficace il lavoro negli uffici pubblici”.
“Con il Codice – afferma il Ministero – la Pubblica amministrazione senza carta diventa realtà. Tutti gli atti, i dati, i documenti, le scritture contabili ed anche la corrispondenza prodotti o riprodotti in maniera digitale hanno la stessa validità giuridica di documenti cartacei e devono essere conservati in archivi informatici. Grazie alla conservazione digitale, si riducono tempi e costi di ricerca dei documenti, ma anche i costi di gestione e manutenzione degli archivi e un enorme recupero di spazi prima occupati da ingombranti archivi cartacei. Uno studio stima in 1,4 milioni di metri cubi gli spazi sprecati, è proprio il caso di dirlo per “stivare” un’enorme quantità di carta”.