Aveva guidato i cittadini dell’Iran alla scoperta di Internet, aveva spinto molti dei suoi concittadini ad esprimere la propria opinione in un blog. È stato arrestato dalle autorità iraniane, mentre la morsa sulla rete in Iran si fa sempre più stretta.
Hossein Derakhshan, altresì noto come Hoder, era da poco rientrato in Iran: aveva vissuto in Canada per anni e aveva espresso entusiasmo per il ritorno in patria. A partire dal 2001 ha affidato alla rete i suoi pensieri e le sue opinioni canalizzandoli in post: ha così trascinato online e incoraggiato ad esprimersi con un blog migliaia di cittadini iraniani . Aveva dato loro strumenti e istruzioni , aveva infuso in loro il coraggio di esercitare i propri diritti con la mediazione della rete.
Hoder non aveva temuto di schierarsi: in più occasioni ha difeso le politiche iraniane rimediando diffide e denunce, ma nel contempo ha intrapreso un viaggio in Israele per conoscere e spingere a conoscere. Temeva che le autorità iraniane non comprendessero questa sua iniziativa. Le conseguenza sembrano manifestarsi solo ora: Derakhshan è stato arrestato . Le cronache locali vicine all’intelligence iraniana riportano che avrebbe confessato di essere una spia di Israele.
Non è dato sapere quali siano le accuse, non è dato sapere quale condanna penda sul suo capo: l’Iran non è mai stato accondiscendente nei confronti delle migliaia di blogger , non ha mai risparmiato arresti e condanne , le autorità hanno recentemente previsto la pena di morte per i netizen che attentino alla morale della società iraniana.
Ma le misure deterrenti prese nei confronti di Hoder e di altri cittadini che approfittano della rete per esprimersi sembrano non bastare, così come sembra non bastare il razionamento della banda e la chiusura degli internet cafè . Le autorità locali hanno ammesso di aver filtrato 5 milioni di siti oltre a quelli già inaccessibili , raggiungendo così una quota di circa 15 milioni. Si tratterebbe di una “misura precauzionale”, di uno strumento per arginare il dilagare dei contenuti “immorali e antisociali”: ogni giorno l’Iran filtra 200 o 300 siti che “non rispettano l’etica”.
Gaia Bottà