Roma – Il software costa e alle scuole costa troppo. La soluzione? Consentire agli istituti scolastici e formativi l’utilizzo per finalità didattiche di software pirata. Questa la visione dal sapore decisamente “rivoluzionario” espressa dal ministro del Commercio e del Mercato malese Tan Sri Muhyiddin Yassin.
Nel corso di una intervista pubblicata dal giornale locale Sunday Star, Yassin ha infatti affermato che se da un lato la pirateria sul software, un male endemico in Malaysia, dovrebbe essere combattuta con la massima energia, dall’altro quando si parla di scuola, di alfabetizzazione informatica e di costi dell’istruzione le cose potrebbero andare diversamente.
“Siamo preoccupati – ha spiegato Yassin – per la crescita esponenziale nell’uso di software pirata nel paese e continueremo a condurre operazioni di polizia per contrastare il fenomeno. Ma per ragioni didattiche e per incoraggiare l’uso del computer, si può pensare di consentire alle scuole e agli enti con finalità sociali di utilizzare software pirata”.
Le osservazioni del Ministro non hanno precedenti per un paese che non solo sta cercando di avere relazioni stabili con i maggiori produttori occidentali di software ma che anche investe moltissimo nel rinnovamento tecnologico. E offrono naturalmente il fianco ad una caterva di critiche da quella parte del mondo che combatte con ogni mezzo e in ogni luogo le attività di pirateria sul software.
Il progetto di Yassin è già stato bocciato dai produttori locali secondo cui il Governo non dovrebbe mai trovarsi nella condizione di dare legittimità ad attività illegali sul software. Come annotano le agenzie internazionali, però, sono già oggi moltissime le scuole malesi che ricorrono alla pirateria per ridurre i costi e consentire agli studenti un più facile accesso alle tecnologie informatiche…