Le fiamme non fanno paura al boss di Tesla Elon Musk, che per spegnere le polemiche corre subito ai ripari apportando diverse modifiche alla Model S, la vettura destinata a dimostrare la bontà (e concreta possibilità) dell’auto elettrica. Negli ultimi tempi Tesla ha attirato le attenzioni dei media per gli incendi che hanno distrutto il veicolo di punta della società, così per rimettere le cose a posto Musk ha scritto una nota sul blog aziendale assicurando che i pericoli sono solo un vecchio ricordo.
Dopo aver sottolineato che il fuoco ha avvolto le auto in due soli casi e che nessuno è rimasto ferito poiché guidatori e passeggeri sono stati avvisati e invitati a scendere dal computer di bordo, Musk ha ricordato prima che le probabilità di incendio in una Model S restano cinque volte inferiori rispetto a un veicolo a benzina, illustrando poi i rimedi apportati per evitare il ripetersi di “collisioni insolite” con oggetti metallici presenti sul manto stradale.
Da sempre attenta alla questione sicurezza, Tesla aveva rilasciato alcuni mesi addietro un aggiornamento per aumentare la distanza da terra della Model S ma la novità più attesa riguarda l’introduzione di un triplo scudo sul sottoscocca per proteggere le batterie e ridurre a zero, almeno in teoria, i rischi. Lo scudo sarà presente su tutte le scocche realizzate dopo il 5 marzo, mentre sarà installato – su richiesta e in maniera gratuita – sulle auto prodotte in precedenza. Per contenere le insidie di ostacoli e detriti potenzialmente fatali, gli ingegneri hanno approntato un sistema che miscela alluminio e titanio e per dimostrare la sua valenza Tesla ha testato il sistema per 152 volte e poi rilasciato alcune immagini in cui la Model S esce indenne dalla collisione con un blocco di cemento piazzata sulla strada. La soluzione ha convinto la NHTSA, ente federale statunitense per la sicurezza stradale, che ha chiuso l’indagine aperta contro Tesla dopo i due casi ravvicinati di incendio, spiegando che “non si intravedono difetti nel sistema, efficace nel ridurre gli impatti e quindi il rischio di innescare incendi”.
Risolta una grana, se ne apre un’altra altrettanto insidiosa che richiede un intervento rapido ed efficace. L’alto tasso di tecnologia presente nella Model S pone seri rischi sulla sua sicurezza causa alcuni bug che consentono di poter gestire la vettura da remoto. A scoprire la falla è stato Nitesh Dhanjani, consulente di sicurezza e proprietario di una Tesla Model S, che ha verificato i potenziali rischi di un sistema che per agevolare il controllo richiede al possessore l’apertura di un account sul sito della società con relativo nome utente e password per sfruttare l’app per iOS. Quest’ultima consente di gestire l’apertura e chiusure delle porte e lo stato di carica dell’auto, ma essendo vulnerabile è una potenziale preda per i malintenzionati che volessero curiosare all’interno del veicolo, senza trascurare l’opportunità di fornire le credenziali al customer service Tesla che può sbloccare l’auto da remoto (opzione non prevista con l’applicazione). L’azienda sta visionando gli studi di Dhanjani ma per ora non si è sbilanciata affermando che valuterà il fenomeno per trovare una soluzione.
Il problema non sembra aver intaccato le sicurezze di Musk, sempre più convinto della bontà del progetto e quanto mai deciso a “correggere l’errata percezione di una parte del pubblico rispetto alla sicurezza delle auto elettriche”. Il co-fondatore di Paypal ha investito buona parte del suo patrimonio per il progetto Tesla (e per l’avventura spaziale SpaceX) ha aggiunto di aver cambiato idea sulle prospettive delle auto elettriche: “Al varo di Tesla pensavo che erano maggiori le probabilità di fallimento che quelle di successo, ma allo stesso tempo era un progetto che valeva la pena tentare”, ha dichiarato durante una puntata di “60 Minutes”, in cui gli autori hanno aggiunto il rumore di un motore all’auto elettrica provocando le proteste degli spettatori.
Hacker a parte, le attenzioni di Musk sono al momento rapite dalla Gigafactory che Tesla vuole realizzare per produrre 500.000 batterie entro il 2020. Un investimento da 5 miliardi di dollari che dovrebbe vedere la luce nel 2017 ma che nel frattempo ha scatenato una serrata battaglia tra diversi stati americani ingolositi dal progetto (in lizza sono rimasti Nevada, Arizona, Texas e New Mexico). Il piano ha riacceso i riflettori su una futura collaborazione tra Tesla e Apple, con quest’ultima che continua a guardare con estremo interesse i movimenti della società di Musk, che a sua volta per sostenere il grande progetto batterie necessita di clienti di peso come Cupertino.
Alessio Caprodossi