Nonostante l’India sia la democrazia più popolosa del pianeta, i suoi problemi con la libertà di espressione online sono noti . Ora, un altro tassello si aggiunge alla storia della censura telematica indiana: i cyber café saranno tenuti a bloccare gli utenti che si connettono a siti porno o contenenti immagini ritenute oscene.
L’ordinanza rientra nelle linee guida dedicate ai cyber cafè stilate per il 2011 dal Dipartimento per l’Informazione e la Tecnologia (MCIT) indiano. Secondo quanto riportato da The Times of India , le regole dispongono che tutti gli Internet café del paese asiatico debbano registrarsi presso un’agenzia governativa . Secondo il quotidiano se alcune linee guida rispondono a un intento di sicurezza che mira ad arginare le potenziali minacce provenienti da utenti anonimi, la maggior parte delle disposizioni intendono creare un sistema anti-porno .
Oltre al monitoraggio dei siti vietati, il codice autorizza i proprietari dei locali a installare sui propri computer software che permettano di conservare i dettagli di ogni navigazione per almeno un anno. I netizen dovranno, inoltre, presentare un documento di riconoscimento per potere usufruire della connessione. E c’è anche una limitazione spaziale: costruire cubicoli più grandi di determinate misure sarà vietato.
Secondo gli osservatori regole del genere autorizzano chiunque disponga di potere o denaro a imbavagliare critiche , giornalisti, blogger, satira, minoranze etniche e religiose, donne, gay e attivisti considerati sconvenienti. La maggior parte delle critiche rivolte al codice governativo riposano sulla constatazione dell’arbitrarietà delle regole contenute. Un esempio dell’eccessiva libertà interpretativa è la disposizione che riporta il divieto di affermare qualcosa che sia “offensivo per gli altri stati”: dal momento che il testo è sprovvisto di qualsiasi attributo, dicono i critici, potrebbe essere invocato contro chiunque parli in modo spregiativo sulle altre nazioni.
Altri articoli, secondo gli osservatori, pongono restrizioni mediante l’uso di termini troppo poco definiti come “violenza”, “blasfemo”, “odioso”.
Gli intermediari, come ISP e gestori di internet café, sono considerati responsabili per qualsiasi atto ritenuto criminale sia commesso in Rete . Secondo Subho Ray, Presidente di Internet and Mobile Association of India e rappresentante di aziende come Google e eBay, l’accordo di deroga è stato un grande rafforzamento di una legge precedente concepita per rendere responsabili gli intermediari sui contenuti creati da altri.
Cristina Sciannamblo