Il 27 marzo il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha annunciato il successo della Missione Shakti il cui obiettivo era quello di mettere alla prova l’efficacia dell’armamento ASAT progettato per distruggere i satelliti in orbita intorno alla Terra: test effettuato con esito positivo. Peccato che i detriti generati dall’esplosione stiano ora mettendo a rischio la Stazione Spaziale Internazionale.
India: la Missione Shakti, ASAT e la ISS
Fortunatamente al momento non ci sono emergenze. Il team della ISS, sia quello a bordo sia dal suolo, ha dichiarato che nel caso in cui dovesse rendersi necessario la struttura sarebbe in grado di muoversi al fine di evitare l’impatto. Jim Bridenstine, numero uno della NASA, ha affermato che stando ai calcoli effettuati il pericolo di impattare un detrito è salito del 44% nel corso degli ultimi dieci giorni, proprio in conseguenza all’attività dell’India. Sono stati individuati in orbita oltre 400 pezzi provenienti dal satellite distrutto, 60 dei quali con diametro superiore ai 10 centimetri e 24 ritenuti un potenziale fattore di rischio per la Stazione Spaziale Internazionale.
Da Delhi sono giunte rassicurazioni. I responsabili della missione sostengono che il test di ASAT è stato condotto a un’altitudine pari a 300 Km, proprio per non andare a creare situazioni pericolose per la ISS (posizionata tra 330 e 400 Km) o per altri satelliti in orbita.
L’India non è il primo paese a condurre attività di questo tipo provocando qualche preoccupazione alle agenzie di tutto il mondo: è accaduto anche nel 2007 con la Cina, impegnata nel mettere alla prova l’efficacia di sistemi simili. L’esercito statunitense dispone di una divisione costantemente impegnata proprio nel monitorare il movimento dei detriti spaziali: dei circa 10.000 pezzi controllati, quasi un terzo deriva dal test condotto ormai oltre un decennio fa dall’agenzia cinese. Altre nazioni che in passato hanno sviluppato sistemi anti-satellite sono gli USA e la Russia.
La Stazione Spaziale Internazionale è in orbita dal 1998 e proprio nei mesi scorsi ha spento le sue prime venti candeline. È progettata per rimanere in funzione fino al 2024. A bordo, tra le altre cose, anche qualche residuo di un’epoca ormai lontana. Prima di essere dismessa accoglierà qualche turista. Fino ad oggi ha ospitato 236 persone provenienti da 18 paesi diversi, compresi gli astronauti italiani Paolo Nespoli, Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti.