Roma – A discapito della crisi finanziaria globale, l’India continua ad essere un mercato florido per la telefonia mobile. A rivelarlo è uno studio commissionato dal Telecom Regulatory Authority of India ( TRAI ) secondo il quale non accenna a diminuire il numero di nuovi abbonamenti sottoscritti. Un continuo incremento che fa gola a molti big del settore: un esempio su tutti è Sony Ericcson che ha annunciato di recente il lancio di un programma per invitare i developer indiani a sviluppare applicazioni e videogame per i suoi telefoni cellulari.
Secondo lo studio, soltanto nello scorso mese sono state aggiunte quasi 10,29 milioni di nuove linee telefoniche fisse e mobili. Andando a guardare il dato relativo al 2007, nello stesso periodo le nuove connessioni arrivavano ad una cifra di 9,79 milioni. Cresce anche il numero totale di connessioni attive, stimate a 353,66 milioni lo scorso settembre, ora pari a 363,95 milioni, con una densità di telefonini pari al 31,5%. Di questa cifra, ben 325,73 milioni sarebbero rappresentati da utenti di telefonia mobile.
Numeri impressionanti che sembrano andare in controtendenza rispetto alla recessione che va affermandosi a livello mondiale: “Gli utenti indiani vedono la comunicazione mobile come una necessità. Questo è il motivo dell’incremento delle vendite in una situazione economica difficile” spiega Anshul Gupta, analista presso Gartner . “Gli operatori stanno proponendo soluzioni molto appetibili al pubblico, offrendo contratti non eccessivamente costosi per attirare più utenti. Ma non solo – continua – stanno anche incentrando le proprie strategie di marketing in zone rurali e piccoli villaggi, i cui abitanti vedono nella connettività un mezzo con cui poter crescere”.
Un vero e proprio boom che va contrapponendosi al progressivo declino del numero di linee fisse attive: stando ai dati dello studio, tra il mese di settembre e quello di ottobre sarebbero state disattivate 130mila linee telefoniche, arrivando ad un numero totale di 38,22 milioni di linee “superstiti”.
In calo anche il numero di nuovi telefonini: se la connettività è irrinunciabile, gli utenti indiani sembrano meno disposti a spendere molti soldi per un telefonino nuovo. Negli anni precedenti, il mercato era caratterizzato da un tasso di sostituzione dei dispositivi del 45%. Una percentuale che le previsioni davano in crescita al 50% prima della crisi ma che ora è già scesa al 40%. “Se prima gli utenti erano soliti rimpiazzare i dispositivi con modelli nuovi e più costosi, ora la tendenza è invertita: si preferisce optare per un nuovo modello che costi più o meno quanto quello precedente” spiega Gupta.
Lo scenario descritto dallo studio rivela un mercato altalenante, atipico. Nonostante ciò, l’India continua a far gola a molte società disposte ad investire soldi e risorse sul paese e, soprattutto, sulla sua forza-lavoro: come accennato è il caso di Sony Ericcson che ha da poco annunciato il lancio nel paese asiatico del suo Developer World Program , programma attivo in oltre 200 paesi, volto a giovani sviluppatori desiderosi di mostrare le proprie competenze informatiche sviluppando applicazioni e videogame per i telefonini del celebre brand.
Per il colosso, l’India (così come la Cina) gioca un ruolo chiave nei piani di espansione dell’azienda. Secondo Jens Greve, a capo del progetto di Sony Ericsson, “l’India vanta il secondo posto per numero di sviluppatori impiegati su software e contenuti per i cellulari dell’azienda. Attualmente il primato spetta agli Stati Uniti, ma sono convinto che presto l’India otterrà la leadership nel settore”.
Vincenzo Gentile