L’attenzione delle autorità di Nuova Delhi si concentra su Google e più nel dettaglio su Android, con l’obiettivo di fare chiarezza in merito alle possibili implicazioni del dominio sul mercato locale da parte del sistema operativo. Insomma, un altro caso antitrust, questa volta in India, fondato su preoccupazioni del tutto simili a quelle che già hanno posto la piattaforma in Europa al centro di una lunga indagine conclusa lo scorso anno con una sanzione da 4,34 miliardi.
India, indagine antitrust su Android
Nessuna conferma ufficiale al momento, ma un’indiscrezione riferita da due fonti a Reuters. La CCI (Competition Commission of India) avrebbe preso in carico le lamentele e le denunce di alcuni altri player del settore (non meglio precisati), decidendo in aprile di procedere con l’avvio di un’indagine formale. Si parla di un procedimento destinato a durare almeno un anno, con alcuni dei vertici di Google che verranno chiamati a offrire la loro versione entro i prossimi mesi.
Da bigG non arrivano commenti o repliche in merito, ma una dichiarazione che si limita a sottolineare e ribadire come Android abbia consentito a milioni di cittadini indiani di connettersi a Internet per la prima volta, grazie alla commercializzazione di dispositivi economici. Un portavoce del gruppo californiano ha comunque sottolineato che l’azienda è disposta a collaborare con CCI al fine di dimostrare come la piattaforma non abbia penalizzato, ma favorito, la competizione e l’innovazione.
Pur non riguardandoci da vicino a livello geografico, la questione risulta di particolare interesse e delicata per diversi motivi. Anzitutto, se il market share di Android su scala globale sfiora l’80%, in India il 99% degli smartphone venduti lo scorso anno si basa su una delle parecchie versioni (o fork) del sistema operativo. È stato anche il primo territorio al mondo a ricevere nell’ormai lontano 2014 i dispositivi della linea Android One, progettati proprio per favorire la diffusione delle tecnologie e dei servizi mobile. Tutto questo senza dimenticare che si tratta del paese natale del suo CEO, Sundar Pichai, classe 1972 nato nella regione meridionale di Madurai, che non ha mai nascosto l’orgoglio per le sue origini indiane.
Lo scorso anno la CCI ha imposto al gruppo di Mountain View il pagamento di una somma equivalente a circa 17 milioni di euro per pratiche legate al motore di ricerca ritenute illegittime e per il contestato abuso di posizione dominante, focalizzando inoltre l’attenzione sul posizionamento del proprio servizio di ricerca voli all’interno delle SERP, ritenuto privilegiato e lesivo per la concorrenza.