A rivelarlo in esclusiva è stato un recente articolo pubblicato tra le pagine online del quotidiano statunitense The New York Times . Il governo indiano avrebbe chiesto ad alcuni giganti della rete di monitorare il flusso dei contenuti pubblicati dagli utenti attivi nell’area asiatica .
Commenti, video, aggiornamenti di stato. I vertici locali di Facebook, Google, Yahoo! e Microsoft dovrebbero sfruttare le proprie risorse umane – pare che il governo di Nuova Delhi non voglia sistemi automatici – per dare avvio ad una vasta operazione di sorveglianza sulle attività condivise dei netizen indiani.
In particolare delle proliferazioni online di materiale diffamatorio e sovversivo, come ad esempio una pagina su Facebook contro l’attuale presidente del Partito del Congresso Sonia Gandhi . “Una cosa inaccettabile”, almeno secondo il ministro per le Telecomunicazioni Kapil Sibal.
Sempre secondo le indiscrezioni del New York Times , i vertici locali delle società chiamate in causa non avrebbero intenzione di implementare un simile meccanismo di monitoraggio dei contenuti . Intermediari come Google e Yahoo! potrebbero agire soltanto in seguito ad una specifica ordinanza diramata da un giudice.
In sostanza, verrebbe confermato il noto principio secondo cui un motore di ricerca – o una piattaforma social – non potrebbe essere ritenuto responsabile delle attività condotte dagli utenti . Dunque non autorizzato a decidere cosa sia o non sia legale. Si attendono ora conferme ufficiali su quest’incontro segreto tra governo indiano e colossi del web.
Mauro Vecchio