È un botta e risposta che si protrae ormai da due anni. Dal momento in cui – nel marzo 2008 – il governo indiano aveva pensato per la prima volta ad un vero e proprio giro di vite sui vari dispositivi BlackBerry. Nuova Delhi aveva infatti preso di mira tutti quei messaggi di posta elettronica che di fatto non potevano essere intercettati, registrati, analizzati . Questioni di sicurezza nazionale erano state tirate in ballo dalle autorità indiane.
L’azienda canadese Research In Motion (RIM) avrebbe quindi dovuto rivelare il principio di funzionamento delle tecnologie di cifratura impiegate sui suoi dispositivi, pena la terminazione del servizio. Ma dal Canada era arrivata una risposta precisa all’ultimatum: il passepartout non poteva essere consegnato perché inesistente. Qualcosa era però cambiato alla fine dello scorso agosto .
RIM aveva messo a disposizione delle autorità di Nuova Delhi “alcune soluzioni tecniche” per monitorare il servizio di email cifrate dei dispositivi BlackBerry . Dall’India era quindi pervenuta l’eloquente comunicazione ufficiale: le agenzie di sicurezza locali erano riuscite ad effettuare le prime intercettazioni sui vari dispositivi di RIM. Grazie alle “soluzioni tecniche” offerte all’improvviso dall’azienda canadese.
Pare ora che queste stesse soluzioni non abbiano fornito i risultati sperati dalle agenzie di sicurezza indiane. Stando ad un comunicato di recente diramato dal Dipartimento delle Telecomunicazioni, le tecnologie per decifrare le varie comunicazioni a mezzo mobile fornite da RIM non sarebbero sufficienti. Non per prevenire al meglio eventuali attacchi di matrice terroristica, che più volte hanno insanguinato il paese asiatico.
Al centro delle polemiche , il mancato monitoraggio delle email cifrate scambiate attraverso BlackBerry Enterprise Service (BES). Le tecnologie fornite da RIM non sarebbero in sostanza servite a visualizzare le comunicazioni in formato leggibile . Le agenzie di sicurezza indiane avrebbero inoltre fallito nel tentativo di decifrare alcune conversazioni avvenute via chat . All’azienda canadese era stata comunque già imposta una scadenza fissata per la fine di questo mese.
Mauro Vecchio