L’ordine è arrivato da una corte di Nuova Delhi, per la rimozione coatta di contenuti ritenuti “anti-sociali” e “anti-religiosi”. Il giudice indiano ha così obbligato un gruppo di 22 aziende operative sul web – tra cui i giganti Google e Facebook – a far sparire materiale offensivo per almeno tre grandi organizzazioni di culto .
Cristiani, induisti, musulmani. I sommi principi religiosi sarebbero stati oltraggiati dalla pubblicazione online di misteriosi contenuti, che verranno ora rimossi da intermediari come BigG e la piattaforma di Mark Zuckerberg. Le 22 aziende hanno tempo fino al prossimo 6 febbraio per applicare l’ordinanza del giudice indiano .
Nessun commento preciso da parte del colosso di Mountain View, che ha tuttavia sottolineato come gli ordini di un giudice – se validi e possibilmente in linea con le policy interne all’azienda – vadano sempre rispettati e tradotti in precise ed efficaci linee d’azione.
Una posizione simile a quella già espressa dai vertici di Facebook, che avevano però contestato i piani annunciati – e poi smentiti – dal ministro indiano per le Telecomunicazioni Kapil Sibal. Ovvero obbligare gli intermediari del web ad esercitare un controllo preventivo sui contenuti pubblicati dagli utenti .
Facebook e Google avevano dunque risposto picche, non disposti a sorvegliare la rete a caccia di materiale offensivo. L’ordinanza del giudice di Nuova Delhi – che ha agito su segnalazione di soggetti privati non meglio specificati – costringerà ora i vari colossi di Internet a mostrare le forbici.
Mauro Vecchio