In India non avverrà quanto visto a El Salvador, anzi: il paese non adotterà Bitcoin come moneta a corso legale, a differenza di quanto ipotizzato da qualcuno a dicembre. Ciò non significa che il paese voglia chiudere la porta all’innovazione. È pronta un’iniziativa che porterà all’emissione della rupia digitale da parte della banca centrale.
La rupia digitale (e non Bitcoin) nel futuro dell’India
Ne ha parlato Nirmala Sitharaman, Ministro delle Finanze, nel corso di un’intervista in cui è stata messa nero su bianco anche la volontà di tassare le criptovalute e i proventi generati attraverso lo scambio di asset virtuali. La percentuale sul valore delle transazioni che finirà nelle casse pubbliche è stata fissata nel 30%. Riportiamo di seguito le sue parole in forma tradotta.
C’è stato un fenomenale incremento nelle transazioni con asset digitali. La loro magnitudine e frequenza ha reso imperativa l’introduzione di uno specifico regime di tassazione.
Per quanto riguarda la CBDC (Central Bank Digital Currency), sarà in circolazione entro il 2023 per imprimere una grande accelerazione all’economia
. Al momento non è dato a sapere se la sua gestione sarà delegata all’infrastruttura decentralizzata di una blockchain o se avverrà in altro modo.
Tornando alla conferma della tassazione per Bitcoin, Ethereum e altre crypto, non è da escludere che la notizia possa avere un impatto negativo sul valore di questi asset, già interessati da un’importante flessione nel corso dell’ultimo mese (BTC è passato dai quasi 48.000 dollari dell’1 gennaio agli attuali 39.000). Di certo, la posizione ufficializzata dal dicastero di un paese che conta oltre 1,3 miliardi di abitanti non può lasciare indifferenti investitori ed exchange.
Sul tema è intervenuta nei giorni scorsi anche la Banca Centrale Europea, affermando attraverso alcuni suoi esponenti che la fine di Bitcoin costerà cara alla società. Il motivo? I rischi connessi a questo tipo di monete non sono ancora stati del tutto compresi.