Questo 2020 martoriato dalla crisi sanitaria ha messo tutti noi a dura prova, forzando il repentino cambiamento di usi e abitudini, obbligando a prendere confidenza con lo smart working e purtroppo a dover fare i conti con nuove tipologie di minacce, non solo a livello sanitario. È quanto emerge dal report “Indice della criminalità” pubblicato oggi sulle pagine del Sole 24 Ore che fotografa come nei primi sei mesi dell’anno molto sia mutato anche per quanto concerne i reati.
Indice della criminalità: forte crescita dei reati informatici
Iniziamo dal dato che più interessa segnalare su queste pagine: i cosiddetti delitti informatici (così vengono definiti nello studio) hanno fatto registrare un’impennata pari al 23,3% rispetto allo stesso periodo del 2019. Un fenomeno legato a doppio filo allo spostamento di attività, comunicazioni e interazioni sociali sulle piattaforme online e cloud. Segue un incremento pari al 9,8% per l’usura, anch’esso in qualche modo riconducibile alla situazione economica attuale che ha messo in ginocchio cittadini e imprese.
Per contro, sono diminuiti i furti (in particolare quelli in abitazione, considerando le misure restrittive che obbligano a non lasciare casa), la violazione della proprietà intellettuale, la contraffazione di marchi e prodotti e le rapine in banca.
Queste le parole di Stefano Delfini, dirigente del Servizio di Analisi Criminale della Polizia Criminale diretta dal prefetto Vittorio Rizzi, che mette in luce quanto anche la criminalità si stia adattando a ciò che qualcuno ha iniziato a chiamare New Normality.
Le limitazioni alla libertà di circolazione sono state un fatto eccezionale, che ha ovviamente influito su alcune forme di criminalità. Per altre, la diminuzione è stata meno marcata, come per maltrattamenti e percosse, che spesso sono reati spia di violenze di genere. Lo dimostrano anche l’aumento delle telefonate al numero 1522 durante il lockdown e il fatto che, con la riapertura delle attività, sono tornate subito a crescere le denunce di violenze su donne o minori. Inoltre, smart working e didattica a distanza hanno spostato una parte della delittuosità sulla Rete.
Di conseguenza muta anche l’azione delle forze di polizia e di coloro quotidianamente impegnati a garantire il rispetto della legge, sempre più alle prese con reati e denunce riguardanti furti di identità digitali, frodi di carattere informatico, clonazioni delle carte di pagamento e raggiri online. A rischio dunque principalmente le informazioni e il portafogli di chi suo malgrado finisce nel mirino dei malintenzionati.
Nell’immagine qui sopra le prime posizioni della poco invidiabile classifica delle province italiane nelle quali (sempre da gennaio a giungo 2020) si è registrato il tasso più alto di denunce per crimini informatici in relazione al numero di abitanti: in cima Trieste seguita da Gorizia, Belluno, Milano e Novara. Per trovare la prima provincia non del Nord bisogna uscire dalla Top 10 con Nuoro all’undicesimo posto.