Roma – L’idea non è particolarmente originale, originale semmai è il fatto che i due studiosi che vi stanno lavorando sopra sembrano ritenere che effettivamente funzioni. Stiamo parlando delle tecnologie biometriche per l’identificazione di un utente di un sistema informatico attraverso la tastiera o, meglio, attraverso l’uso che ne fa.
Niel White e Niel Henderson dell’ Università britannica di Southampton hanno annunciato la realizzazione di device capaci di registrare e valutare in modo preciso l’uso della tastiera attraverso sensori che analizzano l’uso dei tasti.
L’idea di fondo è che quando si inserisce un proprio numero identificativo o comunque una certa sequenza di tasti, per esempio quella necessaria ad accedere a certe aree riservate, si utilizza uno schema di digitopressione che questi device sarebbero in grado di identificare per autorizzare l’accesso.
A quanto pare i due scienziati hanno studiato le registrazioni di 34 diversi soggetti a cui hanno chiesto di utilizzare un sistema di smart card. Caratteristiche come la durata della digitazione del numero di accesso o la pressione esercitata dalle dita hanno dato vita a misurazioni considerate dai due scienziati come facenti parte di un’onda. Ad ogni soggetto è dunque corrisponda un’onda diversa e univoca che, secondo i due ricercatori, dovrebbe consentirne appunto l’identificazione certa.
Le applicazioni per un sistema di sicurezza di questo tipo vanno soprattutto nella direzione dei sistemi portatili, grazie al fatto che i sensori possono essere incorporati in sottili strati di materiali che possono facilmente essere integrati in PDA, smart card e via dicendo.
Qualcosa di simile e per alcuni versi preoccupante fu annunciato nel 2000 da NetNanny che sperava di identificare attraverso la tastiera un utente, tutto questo per contrastare la pirateria informatica e musicale.