Stop a Steam, Epic Games, PayPal, Yahoo e altri popolari servizi online in Indonesia, dopo che le compagnie non hanno rispettato un nuovo requisito relativo alle restrittive leggi sulla moderazione dei contenuti del paese asiatico.
Stando alle nuove regolamentazioni, le società catalogate come “fornitori di sistemi elettronici privati” devono registrarsi presso il database del governo per poter offrire i loro servizi sul territorio indonesiano. In caso contrario, scatta il divieto nazionale. L’Indonesia aveva concesso fino al 27 luglio alle aziende per allinearsi alle nuove regole.
In cosa consiste la nuova legge indonesiana che ha bloccato l’accesso a PayPal e altri servizi
Il requisito fa parte di una legge, chiamata MR5, introdotta per la prima volta nel 2020. Queste leggi danno al governo indonesiano la possibilità di ottenere dati su utenti specifici, costringendo le aziende che operano sul territorio a rimuovere i contenuti che possono disturbare l’ordine pubblico o che vengono considerati illegali secondo alcuni parametri.
Le piattaforme di servizi hanno circa quattro ore di tempo per intervenire sulle richieste urgenti di rimozione e 24 ore per qualsiasi altro contenuto.
Queste leggi non hanno mancato di scatenare polemiche, come dimostra un rapporto pubblicato nel 2021 da parte del gruppo per i diritti digitali, Electronic Frontier Foundation, che le aveva definito come “invasive dei diritti umani“. Proprio questo mese, l’EFF aveva scritto una lettera al ministero indonesiano delle comunicazioni e dell’informazioni richiedendo l’abrogazione di queste regole.
Daniel Ahmad, analista di mercato senior di Niko Partners, ha spiegato su Twitter che il governo indonesiano ha negato agli utenti locali la possibilità di utilizzare servizi come PayPal, Steam, Origin, Epic Games e molti altri ancora. Ad oggi non possono più elaborare pagamenti digitali tramite la piattaforma o giocare a titoli legati a quei servizi. Tutto regolare per il momento per altri giganti tecnologici come Apple, Microsoft, Google, Amazon, TikTok, Twitter, Netflix e Spotify.
Adesso si sta valutando la possibilità di concedere per un breve periodo l’accesso a servizi come PayPal. Il governo locale spiega che tutti i divieti cadranno non appena le aziende si registreranno ai database locali. Per il momento non sono giunti commenti in tal senso dalle dirette interessate.