La Commissione europea ha pubblicato i risultati di uno screening dei post pubblicati sui social media dagli influencer. Quasi tutti condividono contenuti pubblicitari, ma solo un quinto di essi indica chiaramente che si tratta di advertising. L’obiettivo dell’indagine è verificare il rispetto della legge europea di tutela dei consumatori.
Richiesta formale a 358 influencer
Allo screening hanno partecipato 22 Stati membri, Norvegia e Islanda. Sono stati scelti 576 influencer che hanno pubblicato post su Instagram, TikTok, YouTube, Facebook, X, Snapchat e Twitch. I principali settori di attività sono: moda, lifestyle, bellezza, alimentazione, viaggi e fitness/sport. Durante l’indagine sono stati anche individuati 119 influencer che promuovono attività malsane o pericolose, tra cui cibo spazzatura, bevande alcoliche, trattamenti medici o estetici, gioco d’azzardo e trading di criptovalute.
Lo screening ha permesso di scoprire che il 97% degli influencer esaminati pubblicano contenuti commerciali, ma solo il 20% indica che si tratta di advertising. Il 78% esercita un’attività commerciale, ma solo il 38% è registrato come tale a livello nazionale. Il 30% non fornisce dettagli aziendali nei post, come indirizzo email, nome dell’azienda, indirizzo postale o numero di registrazione. Il 38% non usa le etichette offerte dalle piattaforme per indicare i contenuti commerciali.
La legge europea stabilisce che le comunicazioni commerciali devono essere trasparenti. Gli influencer non dovrebbero ingannare i consumatori con informazioni false o non veritiere su prodotti o servizi. Qualsiasi promozione di prodotti o servizi di un marchio in un post che generi ricavi per l’influencer o altri tipi di vantaggi deve essere dichiarata come attività pubblicitaria.
Gli influencer che vendono prodotti o servizi devono rispettare gli stessi obblighi dei negozi online e anche il Digital Services Act (DMA) dal 17 febbraio 2024. Al termine dello screening, la Commissione europea ha individuato 358 influencer che saranno soggetti ad ulteriori indagini. Le autorità nazionali li contatteranno per chiedere loro di seguire le regole in vigore e, se necessario, potranno essere adottate misure coercitive, in conformità con le procedure nazionali.