Roma – Non è davvero un quadro esaltante quello delineato dal rapporto presentato dal CNEL e realizzato da FTI, il Forum per la Tecnologia dell’Informazione. Un rapporto presentato ieri che boccia su tutta la linea la ricerca e l’innovazione in Italia .
Le parole chiave del IX Rapporto sulla tecnologia dell’informazione e della comunicazione in Italia sono “ritardo progressivo”, “perdita di competitività”, “calo degli investimenti”.
Il rapporto, dal titolo Innovazione per la e-society afferma che nel 2003 la spese delle imprese in ricerca e sviluppo è stata pari allo 0,56% del PIL, contro l’1,3% della media europea, il 2,04% degli Stati Uniti e il 2,28% del Giappone.
Una tendenza al ribasso confermata dagli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo: 0,54% del PIL contro lo 0,69% della media UE, lo 0,76% degli Stati Uniti e lo 0,81% del Giappone.
La spesa delle imprese in ICT, in particolare, si attesta sul 5,2% del PIL (7% nella UE), con un ritardo strutturale delle piccole e medie imprese, solo il 35% delle quali, secondo FTI, “fa innovazione”.
Nel complesso, stimano gli autori del rapporto, il mercato ICT vale 64,3 miliardi di euro (561 miliardi nella UE), mentre il settore copre appena il 6,3% degli scambi con l’estero (11% nella UE).
Nell’ICT lavora secondo lo studio il 3,1% del totale degli occupati italiani e la maggior parte (74,7%) si concentra nei servizi (di questi, il 21,1% nelle telecomunicazioni), contro il 25,3% del manifatturiero. Ancora poco diffuso il telelavoro : 9,5% degli occupati contro il 13% nella Ue.
“Un altro indicatore del ritardo italiano nell’innovazione – spiega il CNEL – è la bassa percentuale di popolazione con istruzione post-secondaria (10,4% contro la media UE del 21,5%); inoltre ogni mille abitanti di 20-29 anni solo 5,7 sono laureati in materie scientifiche e ingegneristiche (11,3 nella Ue)”.
Il quadro rimane nero anche per la formazione permanente che coinvolge solo il 4,6% dei cittadini (contro l’8,4% della media europea), mentre l’e-learning raggiunge l’8% (9% nella Ue).
Inoltre, possiedono un PC 19 italiani su 100 (31% la media europea). Circa la metà della popolazione attiva usa il computer per motivi di lavoro, ma solo il 18% ha ricevuto una formazione di base, contro il 28% della media europea.
“Si calcola – dicono gli esperti – che l’ignoranza informatica comporti una perdita complessiva di circa 115 milioni di giornate di lavoro all’anno, con un costo di 15,6 miliardi di euro”.