Roma – La ricerca scientifica europea, motore dell’innovazione, non riesce ad adeguarsi a quella americana e giapponese e questo si ripercuote negativamente sulle economie e lo sviluppo dei paesi dell’Unione Europea. Ad affermarlo è l’ultimo rapporto della Commissione europea noto come “Quadro europeo di valutazione dell’innovazione 2002”.
Stando al rapporto, la UE ha mostrato segni di crescita nel settore della ricerca e sviluppo ma al di sotto degli sforzi delle aree più sviluppate e l’Italia è l’unico paese del sud Europa a non aver mostrato alcun progresso durante l’anno da poco conclusosi.
Lo studio, che valuta tutto quello che va dalle nuove conoscenze all’applicazione delle scoperte fino ai finanziamenti per il “mercato dell’innovazione”, afferma che il Giappone si “piazza” meglio della UE in otto dei dieci parametri-indici di valutazione dello sviluppo. Gli Stati Uniti dominano in sette categorie su dieci.
Se segnali di crescita arrivano dalla diffusione di internet, dove la UE si posiziona al di sopra del Giappone, decisa preoccupazione viene espressa per la riduzione degli investimenti in ricerca delle imprese comunitarie nonché del numero di brevetti registrati dalle stesse. A fronte dell’attività condotta negli USA, infatti, questo è destinato a tradursi in minore innovazione e dunque in una prosecuzione di una posizione di “rimorchio” rispetto alla “locomotiva” statunitense.
Al contrario dell’Italia, nell’Europa meridionale hanno fatto notevoli progressi Spagna, Portogallo e Grecia. Tutti e tre questi paesi, infatti, anche grazie a manovre governative di agevolazione e propulsione, hanno visto aumentare notevolmente la spesa in ricerca e sviluppo al punto da colmare una parte consistente del divario con i paesi del nord Europa.