Uno dei problemi più gravi che stiamo vivendo in questo periodo – ma che è causa del nostro passato – riguarda l’inquinamento. Quello che non si considera però è che l’inquinamento può arrivare con diverse modalità: se quindi quello dovuto ai gas e ai combustibili è molto grave, non c’è da scherzare su quello farmaceutico.
Una ricerca svolta da una serie di autori provenienti da diverse Università (partendo dalla Department of Environment and Geography di York e arrivando fino alla Environment Laboratories, Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica del Principato di Monaco) ha affermato che sappiamo molto poco sull’inquinamento farmaceutico, e questo è dovuto alle scarse ricerche.
Sono poche le ricerche sull’inquinamento farmaceutico nei fiumi
Uno dei pericoli maggiori riguarda l’inquinamento farmaceutico nei fiumi: gli studi disponibili che valutano la presenza di questi casi sono 75 in un totale di 196 paesi, tutto concentrato su Nord America e Europa Occidentale. Molte regioni sono quindi scoperte, e di conseguenza ci troviamo davanti ad un pericolo non calcolato.
Lo studio in questione, che potete trovare nella fonte dell’articolo, riporta una serie di risultati di una ricognizione globale: sono stati monitorati 1.052 siti di campionamento lungo 258 fiumi in 104 paesi presi da tutti i continenti. Il progetto si è focalizzato nel dimostrare che i contaminanti presenti nelle acque superficiali sono una minaccia per la salute ambientale e umana in quasi più di un quarto delle località studiate.
Questo è il primo studio su scala globale del problema: come possiamo vedere infatti, spesso non vengono considerate tutte le zone, molte delle quali trovano un concentrato di farmaci ben maggiore delle zone studiate.
Tra le varie sostanze, quelle più comparse sono carbamazepina, metformina e caffeina. Per le concentrazioni, i principi attivi farmaceutici arrivano a numeri elevati almeno nel 25,7% dei siti analizzati, diventando un pericolo per gli organismi acquatici in primis, ma anche con la flora circostante.