Quando nel 2012 il social network in blu staccò un assegno da 735 milioni di dollari per portare a termine l’acquisizione di Instagram in molti pensarono a una mossa poco lungimirante, dettata più dalla volontà di mettere le mani sull’app del momento che non da una precisa strategia. Eppure, alla luce dei risultati odierni, Mark Zuckerberg e i suoi hanno avuto ragione. La piattaforma è sempre più importante per il business di Facebook.
Facebook: Instagram, una miniera d’oro
Nel corso del 2019 il servizio ha generato utili legati all’advertising per circa 20 miliardi di dollari. La cifra, riportata sulle pagine di Bloomberg e attribuita a fonti rimaste anonime (non confermata né commentata dall’azienda), costituisce oltre un quarto degli introiti complessivi del gruppo. Per fare un confronto, è più di quanto YouTube ha fruttato alla parent company Alphabet stando alla trimestrale appena pubblicata da Mountain View.
Gli ultimi dati ufficiali, risalenti al giugno 2018, parlano di un miliardo di utenti e più attivi su base mensile. Lecito pensare che il numero sia cresciuto in modo significativo negli ultimi due anni. Account che popolano i feed con immagini, video e storie intervallati da inserzioni pubblicitarie collocate ad hoc sulla base dei gusti personali di ognuno.
Instagram, dopo Facebook, costituisce dunque l’asset di maggiore importanza per la società di Menlo Park. In attesa che anche WhatsApp trovi un modello di business abbastanza solido da poter generare sufficienti profitti, la piattaforma nata meno di un decennio fa come una semplice bacheca per la condivisione delle fotografie sta diventando un tassello fondamentale per il sostentamento dell’impero costruito da Zuckerberg che tra questioni legate alla privacy e progetti che non sembrano poter andare facilmente in porto (uno su tutti quello relativo alla criptovaluta Libra) pare talvolta quasi sul punto di sgretolarsi.