La Data Protection Commission irlandese ha aperto un fascicolo su Instagram, iniziando quindi ad indagare sul modo in cui il social network ha gestito e gestisce particolari dati personali di utenti minorenni. Non una novità, ma qualcosa che risale già a mesi or sono: la segnalazione è giunta all’autorità, la quale intende ora capire cosa abbia fatto il team di Mark Zuckerberg per limitare il problema.
Non è chiaro quanti siano i profili oggetto dell’indagine, ma le prime stime parlano di “milioni”. Milioni di dati, insomma, alla portata di operazioni di scraping con potenziali finalità maligne.
Instagram, il pericolo dai profili business
In particolare Instagram avrebbe invitato alcuni minorenni a cambiare il proprio profilo in “business” con la promessa di offrire alcune informazioni di analytics per poter meglio capire il successo raccolto sul social network. Ciò, però, avrebbe messo in chiaro alcune informazioni personali quali email e numero di telefono, evitando di tutelare adeguatamente i titolari degli account.
Facebook (gruppo del quale Instagram fa parte) respinge con forza le accuse rispondendo a stretto giro di posta, spiegando che c’è una grossa differenza tra l’esporre dati personali e nel consentire agli utenti di esporli. Insomma: i dati sarebbero stati condivisi dagli stessi utenti, senza che Instagram abbia colpe specifiche in merito. La questione sembra scivolare tra la questione tecnica e quella legale, con la privacy che diventa una sorta di trade-off. L’indagine dovrà approfondire esattamente questo aspetto, con Facebook che – in caso di sentenza contraria – potrebbe incorrere in gravose sanzioni.