Meta ha lanciato in anticipo la nuova app Threads per Android e iOS che permette di accedere alla piattaforma sviluppata dal team di Instagram. Eugen Rochko, fondatore e CEO di Mastodon, ha pubblicato un post per evidenziare che il futuro supporto per il protocollo ActivityPub è una chiara vittoria per i social network decentralizzati.
Vittoria per Mastodon, pericolo per Twitter
Threads non supporta ActivityPub al debutto, ma la compatibilità verrà aggiunta in seguito. La piattaforma farà quindi parte del cosiddetto fediverso, ovvero l’insieme di social network basati su server federati con architettura decentralizzata. Eugen Rochko ha illustrato i principali vantaggi rispetto alle piattaforme centralizzate, come Twitter.
In base alla sezione sulla privacy su App Store, Threads raccoglie numerosi dati dell’utente. Mastodon non raccoglie nessun dato. Se l’utente invia un messaggio ad un utente su Threads da Mastodon, il servizio di Meta non raccoglierà nessun dato privato. Analogamente, un utente di Mastodon non vedrà nel feed eventuali inserzioni pubblicitarie di Threads.
Rochko sottolinea inoltre che, da un punto di vista tecnico, Threads e Mastodon saranno interoperabili, quindi gli utenti dei rispettivi social potranno scambiarsi i messaggi. Tuttavia l’operatore di un server Mastodon potrebbe bloccare la comunicazione con Threads. Ovviamente le regole di moderazione su Threads non si applicano ai server Mastodon.
Il CEO e fondatore evidenzia infine il principale vantaggio del protocollo ActivityPub e quindi dell’interoperabilità. Gli utenti possono passare da un social network all’altra senza pendere follower e following.
Il fatto che le grandi piattaforme stiano adottando ActivityPub non è solo una conferma del movimento verso i social media decentralizzati, ma indica che le persone bloccate in queste piattaforme possono passare a fornitori migliori. Il che, a sua volta, mette sotto pressione tali piattaforme affinché forniscano servizi migliori e meno sfruttabili. Questa è una chiara vittoria per la nostra causa.
Il riferimento, non troppo velato, è ovviamente a Twitter, gestito da un unico “padrone” che decide cosa deve o non deve essere pubblicato.